Nessun atto amministrativo che impegni il ministero della Difesa a cedere al Comune di Messina l’ex ospedale militare per la realizzazione del secondo palazzo di giustizia. Ad ammetterlo, oggi, in consiglio comunale, durante il question time, è stato Sebastiano Pino, rispondendo a un’interrogazione formulata mesi addietro da Piero Adamo, di Sìamo Messina. Una situazione che, considerata la concomitante volontà del ministero di Giustizia di sopprimere la Corte d’appello, potrebbe condurre alla perdita dei 17 milioni di euro stanziati nel lontano 1995 (all’epoca la divisa ufficiale era la lira) per nuove aule e uffici giudiziari.
«Chiedevo di conoscere gli atti amministrativi connessi alla scelta dell’amministrazione di portare avanti l’ipotesi dell’ospedale militare – spiega Adamo – l’assessore al Patrimonio, con grande onestà intellettuale ha dichiarato che ci sono state diverse riunioni con reciproci e cordiali scambi di intenti ma non ci sono atti amministrativi che impegnano il ministero della Difesa a consegnare in tempi e modi certi le aree».
Secondo l’esponente di Fdi-An, qualora andasse in porto la soppressione della Corte d’appello, al vaglio del ministero di Giustizia, «il palagiustizia satellite non servirebbe più» e «il finanziamento per Messina verrebbe dirottato nella città che la assorbirà». «Ancora una volta – conclude Adamo – non si è compreso che la città si governa con gli atti amministrativi e non con i comunicati stampa. Il sindaco spero abbia contezza della responsabilità politica che si sta assumendo».
Il consigliere comunale si riferisce alla comunicazione dello scorso 26 marzo, con cui palazzo Zanca annunciava l’accordo sancito il giorno prima al ministero della Difesa. Accordo che, secondo l’assessore ai Lavori pubblici, Sergio De Cola, prevede la cessione a palazzo Zanca della caserma Scagliosi (l’ex ospedale militare) per una superficie totale di circa 35mila metri quadrati, 9mila e 700 dei quali coperti. La struttura militare sanitaria, sempre secondo quanto riportato da De Cola, verrà delocalizzata in un’altra area attualmente non utilizzata.
Il progetto, tuttavia, collide con l’ordine del giorno, approvato dal civico consesso all’inizio dello scorso anno, con il parere favorevole di università, Ersu, Provincia regionale di Messina ed enti istituzionali di magistrati e avvocati, che impegna la giunta a impiegare allo scopo l’ex casa dello studente. A richiamare l’esecutivo di Renato Accorinti ai propri doveri, nel gennaio di quest’anno, è stato Adamo, con l’interrogazione discussa oggi in aula. Seguito, a stretto giro di posta, dal gruppo dei Dr, allarmato a sua volta da un principio d’incendio, il 3 febbraio, dovuto a un’infiltrazione d’acqua, proprio nei locali della Corte d’appello.
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