Messina: abusi su una 15enne, condannato a 9 anni Madre consenziente, chiesta la perizia psichiatrica

Un normale controllo della Polstrada in una piazzola di sosta lungo la A20, il 19 maggio dello scorso anno ha permesso agli agenti di liberare una ragazzina di 15 anni dall’uomo che, con la complicità della madre, ne avrebbe abusato da oltre un anno. Adesso il 75enne Antonino Mazzeo, di Castroreale, è stato condannato a nove anni di carcere per violenza sessuale aggravata, al termine del processo con il rito abbreviato.

Quella utilitaria ferma nella piazzola di Bazia ha attirato l’attenzione dei poliziotti che, una volta avvicinatisi alla vettura, hanno subito capito che c’era qualcosa di strano. Notato l’evidente imbarazzo dell’uomo e la titubanza della ragazzina, i poliziotti hanno accompagnato i due negli uffici della sezione Scoppo e qui li hanno separati. L’uomo si è più volte contraddetto nel rispondere alle domande sul perché si trovasse in compagnia della 15enne. Inizialmente ha sostenuto che si trattasse di una nipote, poi della figlia di un’amica. 

A spiegare ai poliziotti chi era il 75enne è stata la ragazzina. Assistita da uno psicologo, la 15enne ha confessato le violenze subite in cambio di regali di varia natura. Per il pensionato Mazzeo è scattato l’arresto. E adesso il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Barcellona Salvatore Pugliese, su richiesta del pm Sarah Caiazzo ha condannato a nove anni di reclusione il 75enne, al termine del processo con il rito abbreviato per violenza sessuale aggravata, «perché in concorso con la madre della ragazza, con più azioni consecutive esecutive, mediante abuso di autorità e abusando delle condizioni di inferiorità psichica della persona offesa costringevano la minore in numerose occasioni – anche quando aveva 14 anni – a compiere e subire atti sessuali». 

La madre della ragazzina è accusata di aver accompagnato la figlia agli incontri con Mazzeo pur sapendo che quest’ultimo avrebbe consumato gravi abusi sessuali con la minore. Le viene inoltre contestato di non aver denunciato i fatti. Sia all’imputato condannato che alla madre – per la quale il difensore che la assiste ha chiesto di essere sottoposta a perizia psichiatrica per stabilire la sua capacità di stare in giudizio – si contesta l’aggravante di aver procurato «un pregiudizio psichico grave alla minore» e che «il fatto è stato commesso nei confronti di chi è legato da relazione affettiva con la persona offesa». 

In corso al tribunale di Patti si sta svolgendo un altro processo che vede imputato lo zio della ragazzina, F.T.di 55 anni, – ristretto in carcere – che avrebbe costretto la nipote a subire atti sessuali completi, con la complicità della madre.

Simona Arena

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