Mercatino delle pulci, regna il disordine Gli operatori: «Il trasferimento è un errore»

«È importante avere la bancarella sempre nello stesso posto, così i clienti sanno già dove trovarti. Qui invece il posto è assegnato dal caso, in base a chi arriva prima». Gli operatori del mercatino delle pulci, che da 20 anni si svolge ogni domenica a Catania, sono un po’ disorientati. Dal 14 aprile hanno dovuto spostare le loro bancarelle da piazza Grenoble a Corso dei Martiri, nel tratto tra via Francesco Crispi e via Enrico De Nicola. Una sede provvisoria nell’attesa che venga discussa la proposta di allestire il mercato nello spazio dell’ex mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena. Le bancarelle intanto sono aumentate e c’è chi per prendere il posto è arrivato alle quattro del mattino e qualcuno ha perfino dormito in macchina dalle 9 della sera prima.

In vent’anni di attività, il mercatino ne ha girate di piazze: piazza Mazzini, piazza Dante, piazza Borsellino – all’epoca Alcalà – piazza Carlo Alberto e piazza Grenoble. Dove non si è potuto più fare a seguito delle lamentele degli abitanti che «hanno denunciato al Comune la presenza di romeni che stazionavano nella zona già dalla sera prima e per tutta la notte facendo rumore – racconta un operatore che preferisce restare anonimo – Così per colpa di alcuni ci siamo andati di mezzo tutti». Prima, in base a un censimento fatto dal Comune, le bancarelle di oggetti usati erano circa 120. «Oggi sono almeno il doppio – aggiunge un altro venditore  – In piazza Grenoble c’erano i posti assegnati, era una forma di rispetto perché ci conoscevamo tutti da anni. Adesso ci sono persone nuove che in vent’anni non ho mai visto, alcuni vengono dalla provincia, molti sono romeni. E chi non ha mai lavorato nel mercatino ha i posti migliori», dice. «Non ce l’abbiamo con loro – puntualizza – perché capiamo che in periodo di crisi dobbiamo lavorare tutti ma chiediamo solo un occhio di riguardo».

Sulle bancarelle che interrompono il Corso e impediscono il passaggio delle auto, ci sono oggetti di tutti i tipi: pc in cui inserire gli ormai obsoleti dischetti, telefoni che non si vedono più neanche a casa delle nonne, vinili. Ma si trova anche qualche bancarella di roba per niente vintage. C’è tanta gente, ma pochi comprano. A nessuno viene fatto lo scontrino, ma tutti gli operatori intervistati dichiarano di pagare otto euro al Comune per l’occupazione del suolo pubblico.

«Non so se quelli nuovi pagano, oggi i vigili non sono passati per fare i controlli», dice il signor Antonino. Anche lui operatore del mercatino da vent’anni, è arrivato alle quattro del mattino e la maggior parte della sua merce è dentro le scatole, perché invece di avere i sei metri che ha pagato per la sua bancarella, ne ha racimolati solo due e mezzo. «Quelli negli stalli vicino all’ingresso hanno occupato più spazio e quindi noi abbiamo dovuto diminuire il nostro», racconta. Non gli piace come è organizzato il mercato: «I vigili avrebbero dovuto mettersi all’ingresso e assegnare a ognuno un posto e invece ci hanno lasciato come animali». «Qualcuno tra gli operatori storici è perfino rimasto escluso», aggiunge il signor Salvatore che, per poter occupare lo stesso posto di domenica scorsa, è arrivato alle nove di sabato sera e ha dormito in macchina.

Le perplessità dei venditori non riguardano solo i posti, però. Alcuni si chiedono dove dovrebbero posteggiare le macchine. «Oggi abbiamo usato lo spiazzale di fronte, ma d’estate ci montano la giostra», dice uno di loro, mentre comincia a piovigginare. Tutti vorrebbero sapere se in estate saranno ancora in Corso dei Martiri, considerato che il sindaco Raffaele Stancanelli l’ha definita una sede «provvisoria e sperimentale», in attesa di vagliare l’ipotesi San Giuseppe La Rena.

Per gli operatori quest’ultima sarebbe una scelta sbagliata. «È lontano dal centro e il mercato è un’attrazione anche per i turisti, per chi è di passaggio. Invece a San Giuseppe La Rena dovrebbero venire apposta», dice il signor Salvatore. «Ci vorrebbe almeno una navetta», aggiunge un altro operatore. «Spostare il mercatino lì non conviene – spiega il signor Antonino che abita proprio in quella zona periferica della città – oltre al fatto che noi dovremmo pagare 20 euro per lo spazio, chi viene per comprare un cd di un euro dovrebbe spenderne uno di posteggiatore e due per l’ingresso. Chi verrebbe?», chiede. C’è chi, però, trova qualche aspetto positivo, pur se non sufficiente ad essere d’accordo con la soluzione del sindaco: «L’ex mercato ortofrutticolo va bene perché è al coperto e c’è il parcheggio – dice il signor Turi – ma il contro è che la gente non verrebbe perché è troppo fuori mano».

A confermare il timore degli operatori è la signora Maria Carmela, abituale visitatrice del mercatino. «A San Giuseppe La Rena non ci andrei mai: è troppo lontano». Ma neanche a Corso dei Martiri si trova bene: «È troppo dispersivo, in mezzo alla strada e blocca la circolazione. Il che non è molto elegante. Avrebbero dovuto farlo nelle aree a destra e a sinistra del Corso – suggerisce – Al coperto, come in tutte le città civili». E mentre parliamo la pioggia si fa più forte. Monete e cartoline vengono riposte dentro gli scatoloni, pochissimi venditori rimangono nella speranza che smetta. Tra loro Mustafa, un africano che vende jeans. Confessa di essere abusivo: «Uno è andato via e ho preso il suo posto. Cosa si deve fare per poter montare qui ogni domenica?», chiede.

Agata Pasqualino

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