Mega truffa sul riciclo dei rifiuti nel calatino In arresto tecnici e dirigenti di tre società

Bad boys, ovvero cattivi ragazzi. È stata così denominata l’operazione eseguita dalla Procura della Repubblica di Catania sul riciclaggio dei rifiuti nella provincia etnea e in particolare nel calatino. L’accusa di traffico e smaltimento illecito, truffa e frode in pubbliche forniture è contestata ad amministratori e tecnici delle società Kalat Ambiente spa, Aimeri Ambiente srl e Agesp spa.

Tra gli arrestati (ai domiciliari) Vito Digeronimo, commissario del Policlinico di Catania ed ex presidente del consiglio di amministrazione di Kalat Ambiente, Salvatore Ilardi, responsabile tecnico di Kalat ambiente, Vincenzo Demetrio Ruggeri, responsabile dei flussi dell’impianto di stabilizzazione di Grammichele e Salvatore Stracquadanio, responsabile dei cantieri Agesp spa. Per Digeronimo è subito scattata la revoca dall’incarico di commissario da parte del presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e dell’assessore alla Salute Lucia Borsellino.

È scattato l’obbligo di dimora nei Comuni di loro residenza invece per Alfio Agrifoglio, ex responsabile regionale Aimeri e già accusato lo scorso gennaio di traffico illecito di rifiuti, associazione a delinquere semplice e truffa aggravata nell’ambito dell’operazione Nuova Ionia, che indaga i rapporti con la mafia per il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti nell’area ionico etnea;  Giuseppe Vincenzo Caffo, funzionario Kalat ambiente, Salvatore Albachiara e Giuseppe Bufalino, dipendenti Agesp.

La Aimeri, però, precisa in una nota che «i reati contestati sono riconducibili a responsabilità soggettive degli indagati e quindi estranei all’azienda». E invitano «a non associare il nome di Alfio Agrifoglio a quello di Aimeri, per evitare di danneggiare l’immagine di una società che di fatto non è coinvolta nella vicenda».

Secondo l’ipotesi della Procura di Catania, però, la società Kalat Ambiente, con la complicità dei responsabili di Aimeri Ambiente e Agesp, avrebbe attestato fittizie percentuali di raccolta differenziata, fino al 70 per cento, che in realtà non è mai stata effettuata, con conseguente frode nei confronti dei Comuni consorziati. «Si pensi che per il comune di Scordia il sovracosto è risultato essere di circa 300mila euro», scrivono i Carabinieri.

Notevole il danno economico, dunque, per le amministrazioni locali, che «in conseguenza di tali “ottimi risultati”, vedevano di anno in anno crescere i costi (in realtà illeciti) di conferimento in discarica degli RR.SS.UU e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti svolto dalla Kalat Ambiente e di conseguenza il debito nei confronti della società di gestione. Hanno – continuano i Carabinieri – anche dovuto chiedere l’intervento del governo regionale, che dovrà stanziare una prima tranche di quasi 16 milioni di euro per il risanamento dei debiti».

Con intercettazioni telefoniche, di videosorveglianza e attività di osservazione e pedinamento, è stato rivelato che le operazioni illegali iniziavano negli impianti di compostaggio e di trattamento della frazione secca della società Kalat Ambiente di Grammichele. Rifiuti di varia natura venivano dunque miscelati tra loro e il prodotto ottenuto venduto ai vari imprenditori agricoli come compost di qualità, con danni per l’ambiente e potenzialmente per le persone.

 

Redazione

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