«Nella conferenza stampa di mercoledì scorso sono state attribuite al Parlamento regionale responsabilità che sono totalmente del governo. Siccome dileggiare l’Assemblea regionale sembra essere diventato uno sport nazionale e questo non lo posso sopportare, non posso non rispondere». Senza conferenze stampe o comunicati, ma «nelle sedi opportune: alla prima seduta d’Aula utile risponderò punto per punto alle accuse che sono state rivolte a questo Parlamento, correggendo quello che ha detto il presidente».
È un Gianfranco Micciché furibondo, quello all’altro capo del filo. Nel corso della conferenza stampa dello scorso mercoledì per chiarire sul disavanzo da 400 milioni nel bilancio della Regione, infatti, Musumeci ha annunciato che non ci saranno più collegati alla Finanziaria. «Non li riproporremo più – ha detto – pensavamo che un bilancio snello potesse essere una soluzione. Ma i collegati sono frutto del Parlamento e il governo per stile non interviene mai a commentare le sue proposte».
Un’affermazione che ha letteralmente mandato su tutte le furie Micciché. «Su questo punto – sottolinea – non posso restare in silenzio, perché i collegati li ha voluti il governo. Il problema di quell’incontro coi giornalisti è che Musumeci ha voluto fare una conferenza stampa per giustificare che non c’è copertura del collegato, quando sono emersi disavanzi risalenti al ’92 e che certamente non si possono addebitare a questo governo. Ma lui ha tentato lo stesso di scaricare sul Parlamento il problema che si era verificato. Ma sa qual è il problema? Che non ce lo avevano detto che non c’era la copertura. E noi siamo andati avanti».
Un atto d’accusa che prosegue: «Quando abbiamo ripreso l’esame del collegato, ho chiesto al governo se c’era la copertura e il governo ha confermato che c’era. Eravamo già a settembre e io lo avevo capito che non era così. Ho dovuto chiedere di nuovo e poi se n’è accorto il Parlamento. Meno male che non lo abbiamo fatto questo collegato, perché ne avremmo risposto tutti per danno erariale».
Ed ecco la stangata finale: «Loro lo sapevano da giugno. C’è una nota della Corte dei conti che dice alla Regione di fare attenzione, perché la situazione bilancio si è aggravata». Il riferimento di Micciché è all’ordinanza 4/19 dello scorso 24 giugno, con cui la Corte dei Conti comunicava alla Regione «l’opportunità di meglio esplicitare il risultato di amministrazione dell’anno 2018 con particolare riferimento alle sue distinte componenti: fondi vincolati e fondi liberi risalenti nel tempo e ancora imputati nell’esercizio». A cui è seguita, nelle settimane successive, l’ormai nota verifica effettuata dalla Ragioneria Generale su 64mila capitoli in uscita e 14mila capitoli in entrata dei bilanci degli ultimi 30 anni.
«Quando ad agosto – prosegue Micciché – hanno scoperto quegli altri 400 milioni non era stato capito fino in fondo il problema. Con mia iniziativa personale, perché lo sentivo che c’era qualcosa che non andava, il collegato era già passato da 40 a 25 milioni. Ma qui andava bloccato tutto, perché c’è una legge che dice che finché un ente è in disavanzo, non può spendere un euro. È una situazione quasi da esercizio provvisorio, in cui si possono spendere soltanto le somme obbligatorie, come le utenze o gli stipendi, e poco più».
Un atto di accusa al governo che sembra inevitabilmente riversarsi sull’assessore al ramo, Gaetano Armao. «Questo lo dice lei – frena subito Micciché – io non l’ho detto. Io dico qual è il problema nella sua generalità, poi quello è un problema loro». Noi e voi. Come nei migliori divorzi. «Noi siamo stati costretti a sollecitare il governo tre volte. Non ho convocato una conferenza stampa perché non ho nessuna intenzione di fare danno al governo, sono convinto che Musumeci non c’entri niente. Il problema è che siamo senza personale, non c’è più un dirigente, non c’è più niente, mentre ci ostiniamo nel blocco delle assunzioni. È una situazione da terzo mondo. Un bilancio della Regione è una cosa talmente complicata che un politico non può coglierne tutte le sfumature. Io per primo sto studiando attentamente, perché a questo punto voglio capire ogni singolo passaggio di questa vicenda. Ma in questo momento – conclude – sono chiamato a difendere l’Assemblea».
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