Abbigliamento curato, zaini in spalla e una miriade di appunti sotto braccio. Dopo mesi di studio, per più di 2600 aspiranti medici è arrivato il momento di affrontare il temuto test per accedere al corso di studi in Medicina e Chirurgia dell’università di Catania. C’è grande fermento già alle 8 del mattino tra i ragazzi e i genitori che affollano la piazza del centro fieristico Le Ciminiere, arrivati da ogni parte della Sicilia per testare le proprie capacità. Hanno già imparato che lo studio della Medicina ha poco a che fare con le avventure dei medici delle serie tv e molto con il sacrificio, ma danno comunque il massimo per tentare di occupare uno dei 248 posti disponibili. «Più mi dicono di stare tranquilla e più mi agito», dice Simona, che è venuta con un’amica per avere «un po’ di sostegno morale». «Mi sono messa quattro cose in testa – aggiunge Erika, diplomata al liceo scientifico – se va bene, bene; altrimenti studierò Biologia».
Molti dei loro amici sono già in fila con gli altri, tra chi ripassa, chi sdrammatizza e chi si soffia per il caldo. Qualcuno ammette di voler tentare l’impresa impossibile di copiare, spinto anche dai racconti di alcuni genitori che hanno già vissuto l’esperienza con i figli maggiori. «Prima di fare i test, mia figlia ha conosciuto su Facebook dei ragazzi splendidi con cui studiare – racconta a MeridioNews una mamma – si sono sostenuti a vicenda e hanno collaborato svolgendo ognuno una parte del test. Sono entrati tutti». Ma molti hanno comunque pronto un piano di riserva: iscriversi in Professioni Sanitarie, Farmacia o Chimica, ma anche Matematica, Giurisprudenza e Ingegneria. «Sto facendo il test solo per fare felici i miei genitori» ammette Roberto, che sa già che sceglierà Ingegneria. «Mal che vada farò Professioni sanitarie» gli fa eco Monica, mentre Flavia cerca di placare l’ansia. «Sono preparata ma la paura può giocare brutti scherzi», commenta inveendo contro i test, considerati inutili. «Ne sono una prova i ricorsisti che prendono tutti 30 senza aver faticato poi così tanto».
«I test sono un massacro psicologico – conferma un papà che ha accompagnato il figlio diplomato al liceo classico di Ragusa – L’accesso a numero chiuso è un’ingiustizia e ci auguriamo che chi ha la capacità e l’autorità possa cambiare le cose». Non è questo per lui il sistema migliore per fare selezione, anche senza raccomandazioni. «Bisogna avere il coraggio di rivedere questa tortura». «Abbiamo fatto il giro d’Italia provando i test a Roma, Milano e altre sedi al Nord Italia – commenta invece una madre, che ha dovuto affrontare con la figlia «enormi sacrifici dal punto di vista economico. Ma non tutti i genitori possono permetterselo e non mi sembra affatto giusto». E sono tanti i giovani che quest’estate hanno dovuto rinunciare alle vacanze spensierate della maturità per seguire corsi e prepararsi al meglio.
Come Ferdinando e i suoi compagni del liceo classico Spedalieri, alle prese con il test per la prima volta. Se dovesse andare male tenterà Ingegneria e Farmacia, mentre l’amico Riccardo – che ha frequentato il corso dell’Ordine dei medici di Catania – è più propenso per Professioni sanitarie. «Credo che a prescindere dal risultato sia valsa la pena di seguire le lezioni – spiega – perché la mia preparazione è migliorata». I genitori lavorano in un altro campo ma, secondo Riccardo, «è sempre motivo d’orgoglio avere un medico in famiglia». E lo stesso vale per Lorenzo, che invece non ha frequentato corsi e sta sostenendo l’esame per accontentare il padre – insegnante all’Università – anche se il suo desiderio è laurearsi in Geologia. «La possibilità che entri in Medicina è molto remota e, se dovesse succedere, sarei in grande difficoltà».
Viola invece è reduce da un corso invernale ed estivo con «prezzi più onesti dei concorrenti»; mentre Carla, dopo aver fatto i conti, ha deciso di studiare autonomamente durante l’estate. Se dovesse andare male? Resterebbero comunque nella loro città perché in fondo, dicono, «siamo dei mammoni». Scelta condivisa anche da Giorgio, che tenta il test per la seconda volta. «L’anno scorso non ce l’ho fatta e ho frequentato il primo anno in Farmacia – racconta -. Questa volta ho maggiore concentrazione e volontà e, se dovesse andare bene, potrebbero convalidarmi qualche materia». I genitori lavorano nel campo farmaceutico e non hanno mai fatto pressioni per l’indirizzo da seguire. «Anzi – dice Giorgio – mi hanno tranquillizzato durante tutto il percorso di studi. Se supero il test, festeggerò con loro e con gli amici che mi hanno sempre supportato».
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