Mea culpa di un dirigente della Regione… a adesso andiamo oltre la legge 10

LA PROPOSTA: NETTA SEPARAZIONE TRA AMMINISTRAZIONE E POLITICA E CONCORSI SIA PER IL CONFERIMENTO DEGLI INCARICHI, SIA PER LA SELEZIONE DEL PERSONALE

di Paolo Luparello

Scrivere questo post non è stato facile. Credo però che sia giunto il momento di affrontare un argomento spinoso e destinato a riaprire vecchie ferite, ma se per noi ha un valore essere un dipendente della Regione siciliana, credo che sia giunto il momento di avviare un dibattito.

Quello che sta succedendo da alcuni anni alla Regione siciliana è anche colpa mia… forse. Sono uno di quei dirigenti tecnici di ottavo livello che, a meta degli anni ’90, si batterono per non perdere la propria qualifica. Fu una battaglia sindacale che durò vari anni e che, nel 2000, fu vinta con la promulgazione della legge regionale n. 10 con la quale si recepì in Sicilia la riforma nazionale sulla privatizzazione del rapporto di lavoro … il famoso decreto legislativo 29 del 1993 altrimenti noto come decreto Cassese.

Con la legge 10 del 2000 oltre 2.000 dirigenti tecnici e amministrativi confluirono nella qualifica unica dirigenziale articolata in tre fasce e con il primo contratto del comparto dirigenziale del 2001, dopo il riconoscimento giuridico, arrivò anche quello economico, che significò un aumento consistente del trattamento economico. Fine delle buone notizie.

Negli ultimi 13 anni i dirigenti della Regione siciliana hanno avuto un rinnovo contrattuale per il periodo 2002-2005 e una progressiva precarizzazione del proprio rapporto di lavoro. Precarizzazione nel senso che il conferimento degli incarichi ha cominciato a subire enormi incertezze fino ad arrivare al punto che in alcuni dipartimenti ci sono delle autentiche liste di proscrizione nei confronti di coloro che hanno operato con troppa autonomia o che si sono messi di traverso rispetto agli interessi e ai desiderata di varia umanità con il “vizietto dell’influenza”. Naturalmente ci sono anche le liste dei dirigenti graditi ai diversi politici o altre personalità influenti (organizzazioni di categoria, sindacati, panellari, e via cantando).

Questo andazzo ha determinato la situazione in cui si trovano oggi vari dipartimenti regionali. Rotazione continua degli incarichi dirigenziali. Discontinuità, se non blocco, dell’attività amministrativa. Dirigenti che sconoscono la materia di cui sono chiamati a occuparsi e dopo che hanno cominciato a capirci qualcosa cambiano incarico. Alcuni per scelte superiori, altri per propria scelta… abbiamo adesso la figura del dirigente globetrotter.

Da un lato l’invadenza della politica, dall’altro lo scarso senso del dovere e dell’appartenenza, stanno trasformando il ruolo dirigenziale in una figura quasi inutile e costosa.

Per quanto tempo possiamo ancora continuare su questa strada?

In questi anni ho spesso sentito parlare degli effetti nefasti della legge 10 del 2000 e della necessità di cambiarla. Forse è il tempo di metterci mano.

A chi si assumerà l’onere di portare avanti il superamento della legge 10 io mi sento di avanzare due inviti:

l’Amministrazione regionale da un lato e la politica dall’altro … una netta separazione dei ruoli e reciproco rispetto delle diverse prerogative;

– avviare una stagione concorsuale sia per il conferimento degli incarichi, sia per la selezione del personale.

Se non si prenderà l’iniziativa rischiamo di ritrovarci con un burocrazia regionale che non serve a nessuno e che verrà sempre più sostituita con esperti, consulenti e assistenza tecnica che lasceranno ai dipendenti di ruolo il compito del servo sciocco … che brutta fine ci hanno riservato … anche se troppi di noi hanno gravissime responsabilità in tutto quello che è successo e che sta succedendo … e io tra questi … forse!

Redazione

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