Da tre mesi gli investigatori erano al lavoro. Un lavoro complesso, che «ancora va avanti» spiegano, per ricostruire quello che potrebbe essere un nuovo sistema di corruzione in Sicilia. Mazzette e regalie per oliare gli ingranaggi e far procedere spediti gli appalti milionari. All’alba di oggi in manette sono finiti, nell’ambito dell’operazione Black List della Squadra mobile, il presidente di Rfi e dell’Azienda siciliana trasporti Dario Lo Bosco e due alti funzionari del Corpo forestale della Regione, Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi. L’accusa per loro è pesantissima: concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma l’inchiesta potrebbe allargarsi a macchia d’olio. Al vaglio degli inquirenti, infatti, c’è un vero e proprio libro mastro delle tangenti. Un elenco con nomi e cifre, che l’imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di una società di costruzioni, aveva con sé quando lo scorso 18 ottobre la Polizia lo ha fermato all’aeroporto Falcone Borsellino.
Agli investigatori ha raccontato come funzionava il sistema delle tangenti. Soldi, tanti, ma anche regali. Così, ad esempio, Quattrocchi, funzionario del Corpo forestale, avrebbe intascato 90mila euro, ma avrebbe anche ottenuto in “dono” due apparati di climatizzazione e 12 radiatori spot, per un valore di circa 5.000 euro. Decisamente più “costoso” Marranca per il quale sarebbero stati versati poco meno di 150mila euro. E non solo. L’alto funzionario, è la tesi dell’accusa, avrebbe ottenuto anche l’assunzione della compagna, presso una ditta di trasporti e autoservizi siciliana, e per la figlia presso un’azienda di impiantistica di Roma. Dario Lo Bosco, invece, avrebbe percepito tangenti per 58.650 euro. Soldi legati a un appalto per l’acquisto di un sensore per il monitoraggio delle corse per i treni. Adesso il governatore siciliano, Rosario Crocetta, vuole cacciarlo dal Cda dell’Ast e ha dato mandato alla Regione, in qualità di socio, di chiedere la convocazione dell’assemblea di Azienda siciliana trasporti per azzerare l’intero Consiglio di amministrazione. Resta, comunque, un nome noto negli ambienti politici, che negli anni ha potuto godere di amicizie importanti e incarichi prestigiosi.
«Non è un’indagine lampo» dice il capo della Squadra mobile Ruperti e c’è da giurarci che la fine non è stata scritta con gli arresti di oggi. Da stamani, infatti, gli uomini della Polizia stanno effettuando perquisizioni negli uffici romani di Rfi e in quelli palermitani dell’Ast e del Corpo forestale. Ma anche nelle abitazioni di altri indagati, alcuni dei quali, spiegano gli inquirenti coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Claudio Camilleri, «ricoprono importanti cariche pubbliche».
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