Oltre cento agenti della polizia hanno eseguito 21 misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di funzionari e dipendenti della motorizzazione civile di Palermo e di responsabili di agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche del capoluogo. Dietro al blitz ci sarebbe un giro di mazzette incassate dai pubblici ufficiali che, in cambio di soldi, avrebbero chiuso un occhio sulla regolarità di centinaia di pratiche automobilistiche. Ben 187 i capi di imputazione e 42 gli indagati. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia. Gli agenti hanno effettuato numerose perquisizioni e sequestrato centinaia di fascicoli di pratiche automobilistiche. L’indagine ha avuto inizio nel 2020 e ha visto impegnati, per oltre due anni, gli investigatori che hanno utilizzato anche sofisticate apparecchiature di intercettazioni audio e video.
Per otto funzionari della motorizzazione civile di Palermo e 13 responsabili di agenzie disbrigo pratiche della provincia sono stati disposti i domiciliari. Contestati i reati di corruzione, accesso abusivo al sistema informatico o telematico e falsità ideologica. L’inchiesta ha preso le mosse da accertamenti sul riciclaggio di autovetture e da un monitoraggio delle pratiche di nazionalizzazione, cioè di immatricolazione dei veicoli provenienti dall’estero, evase dalla motorizzazione di Palermo. Da una analisi effettuata dagli investigatori è emerso che, negli anni, le nazionalizzazioni avevano avuto un costante trend di crescita, passando dalle 7.740 del 2016 alle 20.465 del 2019. A insospettire gli investigatori è stato inoltre che gli intestatari fossero per oltre l’ottanta per cento residenti fuori la provincia di Palermo che la quasi totalità delle pratiche fosse stata commissionata da un ristretto numero di agenzie palermitane, che, di fatto, avrebbero esercitato una sorta di monopolio del mercato ai danni dei concorrenti.
Gli investigatori, attraverso la consultazione delle banche dati, hanno rilevato numerose anomalie e irregolarità nella definizione delle pratiche esaminate: non solo quelle di nazionalizzazione, ma anche di collaudo, di duplicati di carte di circolazione e di immatricolazione di macchine agricole. Nelle nazionalizzazioni, le pratiche sarebbero state perfezionate senza che la documentazione fosse completa o regolare; i collaudi dei veicoli, pratiche obbligatorie, non sarebbero stati effettuati e i duplicati di carte di circolazione sarebbero stati emessi per modificare i dati dei veicoli in assenza dei requisiti previsti dalla norma. Particolarmente gravi, per gli inquirenti, sarebbero stati gli omessi collaudi: l’assenza di verifica della efficienza e regolarità dei veicoli avrebbe infatti messo a rischio la sicurezza della circolazione. Secondo gli investigatori, otto funzionari della motorizzazione assegnati all’area veicoli, avrebbero chiuso un occhio sulle pratiche in cambio di soldi ricevuti dai titolari di alcune agenzie. Il denaro sarebbe stato messo all’interno delle cartelline con la documentazione che ciascuna agenzia avrebbe dovuto depositare presso gli uffici della motorizzazione per consentirne l’esame al funzionario addetto. In molti casi le consegne delle mazzette a favore dei pubblici ufficiali sono state riprese attraverso intercettazioni ambientali. Oltre 60 gli episodi per cui i pubblici ufficiali risultano indagati per corruzione in relazione alla trattazione di pratiche riguardanti circa cento veicoli. La polizia ha anche effettuato un sequestro preventivo di oltre 35mila euro.
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