Mazzara: «Chiudiamo per stanchezza» Quando neanche il Black Friday ti salva

Se da un lato c’è chi in questo preciso momento sta prendendo d’assalto i negozi dei centri commerciali e quelli del centro, fagocitando roba di vario genere, dall’abbigliamento all’elettronica, e osannando la festa dello shopping di importazione americana, il cosiddetto Black Friday – anche se, a detta del nome, secondo i più ottimisti durerà per tutto il week-end -, non dimentichiamoci che il periodo è pur sempre quello che è. E che, quindi, non basterà certo una giornata di spese folli e pretestuose per risollevare le numerose attività commerciali di Palermo – e non solo – dal loro personale periodo nero. Frenesia a parte, infatti, non dimentichiamoci che la crisi è sempre in agguato, e che il bilancio negativo di un negozio, a prescindere da quello che vende, non può risollevarsi in un’unica giornata di mega incassi.

Ma la crisi non è l’unico fattore che, oggi più che in passato, prima prosciuga gli imprenditori e poi li costringe all’inevitabile chiusura. A Palermo i motivi possono essere tra i più diversi e presentarsi anche tutti contemporaneamente, fino ad appendere alla propria vetrina l’improbabile avviso «chiudo per stanchezza». Una trovata pubblicitaria? Forse. Di certo la scritta, ben visibile sulla facciata frontale del negozio Les femmes de Mazzara in via Leonardo da Vinci, attira non poco la curiosità. «Un sacco di gente si ferma a contemplare la scritta, qualcuno la fotografa anche, qualcun altro ride e poi tira dritto», racconta a MeridioNews la proprietaria del negozio di abiti e accessori, Marcella Mazzara. Ma alla domanda del perché chiudere la propria attività, la risposta è proprio la medesima del cartello: «Sono stanca».

Non è uno scherzo, quindi, e quello della chiusura è uno spettro che, malgrado la simpatia del cartello esposto in vetrina, fa sentire concretamente la propria presenza sull’attività. «Sto ancora valutando, ma al 90 per cento è sicuro che alla fine chiuderò il negozio», dice Mazzara, alle prese con un altro punto vendita a Favignana, che la costringe a continui spostamenti, e una bimba piccola di cui occuparsi e che spesso porta a lavoro con sé. «Il cartello è ironico, ma è chiaro che la situazione non è delle migliori. Ma non è solo questo – conclude la donna – Principlamente ho deciso che voglio fare la mamma. Magari ci ripenso, ma dubito».

Silvia Buffa

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