Un centro di spaccio di droga (eroina e cocaina) protetto da un sofisticato impianto di video-sorveglianza in modalità live è stato scoperto da polizia e carabinieri in una palazzina del quartiere popolare Mazara Due, dove piuttosto alto è il tasso di criminalità.
La notizia dell’impianto di video sorveglianza installato per accorgersi in tempo, attraverso un monitor nel soggiorno, dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine emerge dal decreto con cui il gip Riccardo Alcamo, su richiesta della Procura di Marsala, ha sequestrato l’impianto al 42enne mazarese Antonino Indelicato, che vanta una lunga serie di precedenti penali proprio per spaccio di droga. L’abitazione protetta da telecamere è in via Sacco e Vanzetti, Palazzina 2. E vi si accede da una sola strada, ben controllata, quindi, dal presunto spacciatore, il cui fratello, Giuseppe Indelicato, di 39 anni, lo scorso 12 gennaio è stato arrestato, in flagranza di reato, dagli agenti della Squadra Pegaso del commissariato mazarese mentre cedeva cocaina ed eroina a un tossicodipendente in via Giovanni Bessarione.
Oltre all’impianto di video sorveglianza, il gip ha disposto anche il sequestro delle somme di denaro (6.303 euro in totale) e di quattro computer portatili trovati in possesso ad Antonino Indelicato. Questi ultimi, si sospetta, rubati da tossicodipendenti che li hanno ceduti in cambio delle dosi di droga. Nel provvedimento del gip si legge, inoltre, che i fratelli Indelicato sono «indicati da fonti confidenziali quali gestori di un vasto mercato dello spaccio di sostanza stupefacente, principalmente eroina e cocaina, nel quartiere».
Per difendere i loro affari, quindi, avrebbero installato le telecamere, puntate sull’unica strada di accesso all’abitazione. In modo da consentire a Indelicato di «controllare in tempo reale persone e veicoli che stavano per avvicinarsi al proprio appartamento», dotato, tra l’altro, di inferriate a griglia, che «consentivano – si evidenzia nel provvedimento – lo scambio della droga con il denaro». Ma soprattutto le telecamere, scrive il gip, permettevano all’Indelicato di «eludere eventuali controlli a sorpresa da parte delle forze dell’ordine, dandogli il tempo utile per nascondere lo stupefacente o disfarsene (gettandolo, ad esempio, nelle fognature condominiali mediante il WC del bagno)».
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