Maurizio Lupi: “Ripartire dalle radici cristiane”

Il Popolo delle libertà serra le fila mette in campo i propri big a sostegno del candidato a Sindaco Massimo Costa. Ieri, in tarda serata è arrivato a Palermo il vicepresidente della Camera dei deputati, Maurizio Lupi, accolto dal coordinatore provinciale del Pdl di Palermo, Francesco Scoma, dal coordinatore regionale, Giuseppe Castiglione, oltre che dallo stesso Massimo Costa.

In una sala dell’Hotel delle Palme stracolma per l’occasione ha destato piacevole sorpresa l’entusiasmo dei sostenitori: un entusiasmo davvero insolito, in questa campagna elettorale, rivolto non soltanto ai leaders di partito.

Una sala composita, gremita di giovani e meno giovani, di professionisti e insegnanti che fanno un tifo da stadio per un giovane candidato al Consiglio comunale, una new entry di questa tornata elettorale. Classe 1976, giovane imprenditore padre di due figli, Carlos Tranchina, esponente di area cattolica ed espressione del mondo del volontariato, molto vicino alle posizioni di Maurizio Lupi: è lui il candidato, nelle file del Pdl, all’assemlea di Sala delle Lapidi.

Ha parlato di sussidiarietà, di centralità della persona e della crisi come di una opportunità di rilancio. Gli ha fatto eco l’intervento di un Lupi a tutto campo.

In un clima tutt’altro che ‘ingessato’ il vicepresidente della Camera de deputati, pur provato da un lungo viaggio per le strade siciliane, sembra un fiume in piena. Striglia la politica del bieco baratto, del “tu che mi dai?”. Senza mezzi termini dice che se perdi di vista il bene comune, che è lo scopo per cui la politica c’è, questa ti si ritorce contro.

“Da troppo tempo – ha detto – nei dibattiti politici si è perso di vista il bene comune, riducendo il confronto a scontro tra due fazioni. Così l’avversario è diventato il nemico da abbattere. Oggi scontiamo questo”.

Lupi ha indicato anche un punto di ripartenza. “Pensiamo all’Italia del dopoguerra. Cosa consentiva ai nostri genitori di avere speranza, di rischiare, di partire per cercare lavoro? Che garanzie avevano? Nessuna. Ma erano forti di un’educazione, di una concezione della vita che è quella da cui sono nati gli ospedali e la cooperazione”.

Infine un cenno alle questioni europee. “Quando in Europa si discuteva delle famose ‘radici giudaico-cristiane’, sembravano questioni astratte. Ma oggi che le cose vanno male da cosa ripartiamo? Dalla moneta comune? Ma se manca una concezione ideale della politica non regge niente. Perché dovremmo farci carico, ad esempio, dei problemi degli altri Paesi?”.

 

Redazione

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