Alla fine sono arrivate anche le dimissioni. Maurizio Croce, ex candidato a sindaco di Messina finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, ha lasciato la carica di consigliere comunale della città «per motivi strettamente personali». Nella serata di ieri, Croce ha inviato una comunicazione formale al presidente del consiglio di Messina, alla segreteria generale, al sindaco Federico Basile e al direttore generale. Ieri, inoltre, la prefetta Cosima Stani aveva firmato il provvedimento che sospendeva Croce dal Consiglio comunale, come previsto dalla legge Severino. Ora arrivano anche le «dimissioni irrevocabili» del protagonista della vicenda.
Croce – che è stato anche sospeso da Forza Italia – è finito al centro di un’indagine per corruzione nell’ambito dell’aggiudicazione e dell’esecuzione di appalti. Un’inchiesta che è partita da un controllo nel cantiere dei lavori di riqualificazione ambientale e di risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte e di opere varie nel Comune di Messina. Per l’accusa, ci sarebbe stato «un patto corruttivo ad ampio raggio» tra Maurizio Croce – in qualità di commissario per il dissesto idrogeologico della Regione – e Giuseppe Capizzi, imprenditore e sindaco di Maletto (comune del Catanese). Stando a quanto è stato ricostruito, nel rapporto tra i due ci sarebbero state alcune «cortesie» che riguardano l’acquisto di un Rolex e la richiesta di eseguire gratis alcuni lavori. Le indagini riguardano anche l’ipotesi di un finanziamento della campagna elettorale di Croce a sindaco di Messina.
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