Mattia Lucarelli, a San Cataldo grazie a papà Cristiano «Seguo i suoi consigli, da lui ho preso fame e cattiveria»

«Sono arrivato giù senza sapere benissimo dove e come ci sarei arrivato. Il fatto di vivere così lontano da casa di punto in bianco presentava tante incognite. La prima cosa che mi ha sorpreso è stata l’accoglienza, sia da parte dello spogliatoio, tutti bravi ragazzi, sia della gente». Il difensore classe ’99 Mattia Lucarelli, figlio dell’ex bomber e adesso tecnico Cristiano Lucarelli, parla così della sua avventura alla Sancataldese. Il calciatore, infatti, ha indossato la maglia verdeamaranto negli ultimi mesi, essendo arrivato in Sicilia nel mese di gennaio: «Il calore che c’è giù al sud – spiega il ragazzo a MeridioNews – è sorprendente. Sono arrivato tre giorni prima della partita col Bari, con cui ho fatto la mia prima presenza. L’impatto è stato bellissimo perché lo stadio era pieno e tantissimi tifosi ci hanno seguito anche in trasferta. La prima partita in casa mi ha emozionato tanto». Il giovane difensore traccia così un bilancio sulla stagione della squadra che sarà costretta ad affrontare i play out contro il Roccella per ottenere la salvezza: «La stagione è stata altalenante: abbiamo alternato grandi prestazioni a gare dove sono venuti a mancare i punti. E per questo siamo costretti ai play out, nonostante la squadra non sia assolutamente da play out. Abbiamo giocatori forti come Ficarrotta, Franza e Gambino che sono fuori categoria, quasi sprecati in serie D».

Il classe ’99, inoltre, ha seguito un consiglio di papà Cristiano per affrontare questa avventura lontano dalla sua Livorno, dopo aver giocato col Gavorrano nella prima parte di stagione: «Lui è stato uno dei primi a spingermi a provare questa esperienza. Anche lui è stato a Sud, prima da giocatore e poi da allenatore, e sapeva che con le difficoltà che ci sono e con la lontananza sarei potuto maturare tanto. E se avevo qualcosa da rimproverarmi era l’immaturità derivante dal fatto che non ero mai stato lontano da casa. Invece, scendere giù mi ha tenuto collegato con la testa al cento per cento su quello che volevo fare e sui miei obiettivi». Tornando alla Sancataldese, la squadra nell’ultima parte di stagione ha avuto un grande ruolino di marcia, con quattro vittorie e tre pareggi nelle ultime sette gare: «Abbiamo ingranato – prosegue Lucarelli – con la consapevolezza che davanti avevamo soltanto delle finali. Lì abbiamo svoltato, nonostante dei pareggi contro squadre di categoria. Ci sono stagioni in cui tutto va bene, a un certo punto invece quando la palla arrivava nella nostra area prendevamo gol. Con mister Alacqua abbiamo finito di registrare i meccanismi in difesa e negli altri reparti. Da lì in poi abbiamo dimostrato la nostra forza».

Il calciatore adesso è fuori per infortunio, ma segue con attenzione le sorti della squadra in vista di una gara che deciderà la stagione: «Dobbiamo pensare che l’unico risultato a nostra disposizione è la vittoria. Abbiamo la fortuna di giocare il play out in casa e a San Cataldo risponderanno tutti presenti perché il tifo per la squadra è una cosa molto sentita. Ci sono tutte le premesse per fare una grande partita e salvarci». Dal punto di vista personale, invece, l’esperienza è stata fondamentale per il giovane Mattia: «Sono maturato non solo dal punto di vista mentale, ma anche tecnico. Il girone I era molto più forte e competitivo rispetto a dove avevo giocato. C’era questa grande differenza, dal punto di vista d’intensità e di tecnica. Sono sceso in Sicilia proprio per pedalare di più e migliorare». E il classe ’99 sa benissimo quali sono i suoi punti di forza: «Sono un calciatore molto fisico. Le mie peculiarità sono la cattiveria e la fame. Spero di arrivare più in alto possibile. Potessi esprimere un desiderio sarebbe quello di arrivare in serie A».

E proprio la cattiveria e la fame sono due componenti che possiamo definire quasi ereditarie nella famiglia Lucarelli: «Me le ha tramandate il babbo, sono due caratteristiche che ha sempre avuto anche lui». Oltre a papà Cristiano, anche lo zio Alessandro è stato un ex calciatore che (soprattutto nella fase conclusiva della carriera) ha fatto le fortune del Parma da capitano e difensore centrale: «Tutti e due sono molto importanti nella mia vita calcistica. Col babbo parlo magari di più su come approcciare le partite e come lavorare sulla testa. Allo zio chiedo più consigli sul ruolo. Lui è del mestiere e sa sempre cosa dirmi. Da questo punto di vista ho una grande fortuna e riesco a farmi dare consigli dalle persone giuste». E in effetti si potrebbe quasi parlare di dinastia Lucarelli: «C’è anche mio cugino (il classe 2001 Matteo e figlio di Alessandro Lucarelli, ndr) che gioca nella Berretti dell’Inter. Anche lui è un difensore centrale. Chiaramente però prima di realizzare quello che hanno fatto i nostri genitori ce ne corre (ride, ndr), perché è quasi impossibile. Noi comunque ci proviamo, si punta sempre a dare il massimo». Infine, il giovane Mattia non esclude una nuova esperienza in Sicilia nell’immediato futuro: «Certo, mi piacerebbe. Sarebbe molto bello rifare un altro anno in Sicilia o comunque al sud. Credo anche di essermi fatto un po’ conoscere. Prima non si sapeva chi fossi, ora magari qualcuno ha una mezza idea».

Luca Di Noto

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