«L’opera è finita, ameno da parte mia. Qualche aggiunta sarà necessaria per l’inaugurazione, di cui si occuperà il Comune di Catania: mi riferisco in particolare all’affissione delle targhette sotto ai disegni»: Andrea Marusic conferma a MeridioNews la fine del maxi-murales realizzato sul muro esterno che cinge lo stadio Angelo Massimino, lungo la porzione di impianto che si affaccia su via Cifali, comprendendo gli ingressi di Curva Sud e Tribuna B. Un lavoro che ha visto lo street artist catanese, 35 anni ed ex studente dell’Accademia delle Belle Arti, dar vita a 50 volti che hanno segnato il Calcio Catania nei settant’anni della sua storia. Alla domanda su chi fosse il personaggio che gli avesse trasmesso qualcosa in più, Marusic non ha dubbi: «Durante i sei mesi di lavori è Angelo Massimino ad avermi dato più soddisfazione. Me l’hanno trasmessa i tifosi, la loro voglia di vedere l’opera completa. Anche altri personaggi – conferma l’artista – sono venuti bene: Claudio Ranieri mi piace molto, così come Gonzalo Bergessio e Salvador Calvanese. Alcuni ritratti, poi, sono venuti meglio anche grazie alle foto che mi sono state date: in altri casi, non era facile trarre ispirazione da immagini a bassa risoluzione o molto antiche. Se non conosci bene il viso e i lineamenti, non è facile riprodurre un volto».
Passare una buona metà del 2017 a riprodurre la storia del Calcio Catania lungo un muro perimetrale di 200 metri non è stata impresa facile. Intoppi e rallentamenti, per Andrea Marusic, erano principalmente legati allo svolgersi delle partite nel corso dei weekend: «Quando il progetto è stato abbozzato non conoscevo ancora le date degli incontri. Oltre alle gare del Catania, poi, si sono unite quelle della Leonzio, senza dimenticarci della partita della Nazionale di Rugby lo scorso novembre. I rallentamenti – ricorda Marusic – erano legati al fatto che durante le partite dovevo smontare i ponteggi venerdì, per poi re-installarli il lunedì successivo. Questo mi ha tolto due giorni di lavoro ogni settimana: quando mi è stato possibile ho lavorato sabato, domenica e ferragosto. L’ho fatto anche di notte, per evitare che il caldo danneggiasse le vernici».
Un altro piccolo e fastidioso intoppo è stato rappresentato dalle piante che sporgono dal muro che cinge il Massimino: «È capitato – sottolinea l’artista catanese – che i fichi d’india maturi cadessero, sporcando la parete. Sono piccole cose che però rischiano di far perdere la concentrazione e l’ispirazione del momento». Ulteriore elemento che non ha facilitato il lavoro è rappresentato dai buchi, presenti lungo il muro: «Hanno rappresentato una fatica in più per tracciare i personaggi. Ho avuto difficoltà, in alcuni casi, a non farli sfigurare troppo». Il rapporto con i tifosi, chiaramente, è stato importante per Marusic: una sorta di propellente che lo ha spinto a dare ancora di più, sentendosi parte di una fetta di storia della squadra cittadina. «Il loro sostegno mi ha motivato. È stato un lavoro pesante, quindi è piacevole ricevere i complimenti da parte di chi vive l’amore per questi colori giorno per giorno. Ho visto tifosi e concittadini – continua l’artista – contenti del restyling di questa parte di stadio: pochi impianti sportivi in Italia sono decorati in questo modo, con disegni a tema. Devo informarmi a riguardo, ma credo che la mia opera possa essere il più grande murale a tema fatto da una sola persona».
La consapevolezza che la sua opera contribuirà a segnare la storia del Catania, ovviamente, inorgoglisce Andrea Marusic: «Il piacere è relativo all’affermazione e all’apprezzamento del mio lavoro, oltre che al prestigio derivante. Quest’opera starà lì per decenni, è fatta per durare: ho utilizzato materiali professionali, i migliori prodotti sul mercato: sono colori al quarzo – precisa l’artista – come quelli utilizzati per le facciate dei palazzi». Una ultima riflessione, poi, sul mondo del calcio che, nonostante la full immersion di questi mesi, continuerà a rimanere un elemento esterno alla vita di Marusic: «Confermo di non seguire molto calcio e sport in generale. L’ho fatto in questi mesi, in maniera indiretta, durante i lavori. È stato bello calarmi in un universo che conoscevo così poco».
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