Mascalucia, sindaco Magra a tutto campo su Mosema «I precari? Non hanno alcun diritto di essere assunti»

Ci sono un sindaco, una società per azioni, trenta precari rappresentati da tre sigle sindacali e un commissario liquidatore. Alle spalle i cittadini. Sono tutti i soggetti coinvolti nella tormentata vicenda che vede protagonista la Mosema spa. La ditta a capitale pubblico che si occupa della raccolta dei rifiuti di molti centri alle pendici dell’Etna e di cui il Comune di Mascalucia detiene oltre il 49 per cento delle quote. Entrata in una crisi che sembra irreversibile, complici appalti troppo onerosi, presunti atti clientelari e il ricorso alle agenzie interinali, si trova da oltre un mese sotto l’occhio del ciclone. Mentre l’amministrazione mascaluciota si dichiara incolpevole, la situazione potrebbe presto cambiare. Almeno se il primo cittadino, il commissario e le sindacali troveranno un accordo. Sul tavolo un bando di selezione che dovrebbe garantire la stabilizzazione dei lavoratori interinali. 

Sindaco, come si è arrivati a questa situazione? 
«La situazione è drammatica da molti anni prima del nostro insediamento. Non appena insediati, abbiamo cercato di capire quale fosse la reale condizione della Mosema, e ciò è stato possibile solo dopo aver cambiato la governance: prima c’era muro contro muro. Il bilancio presentava passività pari a circa due milioni di euro. Si figuri che nel 2018 abbiamo ricevuto fatture datate 2013-2014».

Dalle indagini che avete compiuto, a cosa era dovuto il debito in bilancio? E quali azioni hanno portato alla messa in liquidazione?
«Principalmente a due fattori. In primo luogo al cantiere di Taormina che causava una perdita che andava dagli 80 ai 100mila euro mensili. Somme significative che in poco tempo hanno prodotto un buco enorme. In secondo luogo un eccessivo ricorso ai lavoratori interinali nel periodo tra il 2016 e il 2017. Queste sono le principali cause della perdita di bilancio, a seguito delle quali la messa in liquidazione è stata inevitabile». 

Qual era il meccanismo di funzionamento e qual era il circuito di lavoratori? 
«Attorno alla società hanno ruotato tantissimi lavoratori. La Mosema ha funzionato in questi termini: una parte di personale effettivo e un’altra parte proveniente da agenzie interinali o, prima ancora, attraverso sorteggio si consentiva di avere dei lavoratori occasionali nei periodi in cui c’era maggiore necessità di personale». 

Quali sono state le prime mosse dell’ad Salvatore Fazio da lei nominato a ottobre dello scorso anno?
«Capire quali fossero le vere criticità, tagliare i rami secchi e tamponare le perdite. Ad esempio non ha rinnovato il contratto per il cantiere di Taormina e ha iniziato a limitare la somministrazione di personale interinale, stringendo tutto e consentendo di appianare le perdite».

Per appianare le perdite, però, è necessario riscuotere i crediti che Mosema vanta nei confronti degli Enti comunali. Chi sono i maggiori debitori di Mosema?
«Tra i maggiori debitori ci sono il Comune di Pedara che ha un’esposizione debitoria intorno ai 300mila euro e San Gregorio».

E quelli del Comune di Mascalucia?
«Non ho dati reali. Alla riunione ha partecipato l’assessore, io non ero presente. Posso dirle che al momento stiamo pagando il corrente e siamo in arretrato di trenta giorni. Abbiamo pagato l’ultima mensilità a marzo. Siamo ancora debitori, ma abbiamo pianificato un rientro».

La raccolta porta a porta non viene effettuata da giorni. I cittadini cominciano a lamentarsi. Qual è la soluzione per poter garantire un efficiente servizio di raccolta dei rifiuti?
«Noi sappiamo che per poter tenere in ordine e sano il servizio di igiene ambientale dobbiamo avere 42 lavoratori effettivi. A questa esigenza Mosema ha sempre sopperito con l’assunzione a tempo parziale. Abbiamo aperto un tavolo prefettizio in cui si è discusso e si discuterà di questa problematica e dello stato di agitazione che si è venuto a creare. Fermo restando che i precari non hanno alcun diritto di essere assunti».

Sì, ma gli stessi lavoratori dicono di essere stati assunti per portare voti. Ci sono audio WhatsApp che sono finiti sui giornali. Anche l’opposizione ha più volte ribadito che Mosema è sempre stato un bacino elettorale. La politica ha creato l’emergenza e la politica deve risolverla?
«Io ho sempre detto e ribadito, e lo può chiedere ai lavoratori, che sono la rappresentazione massima della legalità. Se le promesse sono state fatte da altri, si prenderanno le proprie responsabilità. Se i lavoratori si sono o meno fatti abbindolare da qualcuno a me non è dato saperlo, né mi interessa. Se così è stato, mi dispiace perché è un atteggiamento che io non condivido. Di sicuro sono contrario ad allargare ancora il bacino del precariato».

Ritiene sia stata una buona soluzione ricorrere alle agenzie interinali?
«Purtroppo non sono competente in materia, ma poteva essere una buona soluzione in termini di filtro di legalità. Il problema è che la Mosema è sempre stata sotto scacco di fornitori e agenzie che vantano grossi crediti nei confronti dell’azienda. E questo ha generato la stipulazione di contratti a quindici giorni o, addirittura, settimanali».

Quanti sono i posti che saranno messi a concorso?
«Quelli necessari. Il capitolato della società prevede 42 posti a tempo indeterminato. È chiaro che se al momento ci sono 25 dipendenti effettivi di cui tre andranno in pensione, il bando servirà a colmare questo gap. Tra le ipotesi che stiamo valutando c’è anche la possibilità di stipulare contratti part-time. Ma tutto dipenderà anche da quante richieste perverranno. La competenza per l’emanazione del bando comunque resta a Mosema».

Il Comune di Mascalucia possiede più del 49 per cento delle quote dell’azienda. Questo vuol dire che di qualunque turbamento economico dell’azienda ne risponderà l’ente comunale. Come intendete affrontare ulteriori perdite?
«Abbiamo accantonato somme pari a un milione di euro solo per Mosema. Inoltre quest’anno abbiamo accantonato 500mila euro per i contenziosi. La precedente amministrazione ne accantonava solo 20mila. Ci hanno lasciato un masso grande in ogni ambito».

A questo proposito, qual è la situazione economico-finanziaria del Comune? 
«Il Comune non naviga in acque migliori rispetto a quelle in cui naviga Mosema. Abbiamo ereditato un’anticipazione di cassa pari a cinque milioni di euro. Adesso siamo sotto i tre milioni. In un anno abbiamo recuperato due milioni di euro. Stiamo cercando di stringere la cinghia con il metodo del buon padre di famiglia. Non abbiamo, però, potuto approvare il bilancio a causa dell’incertezza derivante da Mosema. Comprendo che questo lavoro non sia visibile alla cittadinanza, ma in questi undici mesi abbiamo fatto grandi passi avanti». 

Gabriele Patti

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