PER IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO LA TROIKA (COMMISSIONE, BCE E FMI) DEVE CAMBIARE REGISTRO. LE STESSE COSE LE DICE DA ALMENO QUATTRO ANNI LECONOMISTA SICILIANA LIDIA UNDIEMI
L’austerità imposta dalla trojka alla politica economica europea ha causato più danni di quanti problemi ha tentato di risolvere: disoccupazione giovanile dilagante, caduta verticale del Pil, blocco del credito alle imprese e Fiscal Compact ‘a tignitè’, per chi non conosce la lingua nostrana, a iosa.
Interprete autentica di questa politica, di stampo anglosassone, la signora Angela Merkel, supportata dalle autorità finanziarie del suo Paese, nonché dell’opinione pubblica tedesca, stante l’esito delle recenti elezioni generali. Queste, anche se in misura ridotta, hanno confermato alla signora Merkel la leadership nel governo della Germania, a dimostrazione che l’Europa per loro va bene se garantisce al loro Paese l’egemonia sul mercato e sulla finanza.
Purtroppo per lei il responso delle urne, in Germania, ha detto che le sue politiche di austerità sul modello imposto dalla trojka: Commissione, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi) non vanno bene ed occorrerà modificarle. Un pronunciamento in questo senso è venuto da Martin Schulz, socialdemocratico tedesco e presidente dell’Europarlamento, il quale ricorda che lo stesso Fmi ha riconosciuto che le politiche imposte ai Paesi europei sono state sbagliate (vedi Grecia) e che è necessario un ripensamento.
Da questo punto di vista si deve dare atto al Governo di Mario Monti che ostinatamente ha rifiutato qualunque ricorso agli aiuti del Fondo monetario, per la semplice ragione che egli è abbastanza introdotto in quegli ambienti e sa bene quali siano le condizioni di strozzinaggio che il Fondo è uso praticare nei riguardi di chi è costretto a ricorrervi.
Senza volere togliere meriti all’onorevole Martin Schulz, ci piace ricordare che da almeno cinque anni l’economista palermitana, Lidia Undiemi (a sinistra: foto tratta da giornalettismo.com) – inascoltata sol perché non proveniente dall’università Bocconi di Milano – denuncia i limiti economici delle pratiche e delle politiche errate assunte dalla trojka.
Martin Schulz suggerisce alcuni correttivi e, comunque, un cambiamento di linea politica europea tesa al rilancio della ripresa, alla creazione di posti di lavoro, specialmente giovanile, e ad una diversa politica finanziaria e bancaria. E propone, inoltre, di introdurre una regola aurea (golden rule) secondo la quale le spese per investimenti non debbono rientrare nel computo delle limitazioni di spesa pubblica. Il presidente dellParlamento europeo, infine, chiede di aprire le porte dell’Europa agli investimenti stranieri e ad integrarsi sempre più nell’economia mondiale.
Anche se insufficiente è un primo significativo passo in direzione opposta a quella praticata finora in Europa, ma ha il limite di muoversi entro gli ambiti angusti della concezione dell’Europa quale spazio economico di libero scambio. Cioè un qualcosa come l‘Efta – European free trade association – che fu un tentativo effimero tentato dall’Inghilterra negli anni Sessanta e che fallì miseramente, tanto che quel gruppo di Paesi europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Svizzera) a partire dal 1972, alla spicciolata, seguendo la scelta dell’Inghilterra, fece domanda d’ingresso nella Comunità europea, fatta eccezione per la Svizzera.
Per un vero rilancio dell’Europa unita occorre procedere all’immediata soppressione del Consiglio e trasferire tutte le competenze al Parlamento europeo. Cioè trasferire la sovranità dai Governi nazionali alle popolazioni dei Paesi europei, dare all’Europa Unita una costituzione ed eleggere un Governo unitario, che si chiami Commissione, com’è attualmente, o in altro modo non ha importanza.
Questi sono temi che incontreremo da vicino nell’imminente campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo ed è su di essi che dovremo concentrare l’attenzione.
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