Nel calcio, che è un gioco di squadra, si vince, si pareggia o si perde tutti insieme. Esistono, tuttavia, anche le eccezioni che possono smentire questo luogo comune. Esempi? La gara Palermo-Vibonese di sabato scorso, match in cui nonostante il pareggio della squadra c’è qualcuno tra i padroni di casa che a titolo personale ha ottenuto una vittoria. The winner is – come direbbero in un altro contesto nell’ambito di una serata di gala dedicata alla consegna degli Oscar – Bubacarr Marong, difensore gambiano classe 2000 che ha coronato il suo sogno di debuttare tra i professionisti. E, contestualmente, di fare l’esordio assoluto in gare ufficiali con la maglia rosanero. Il tecnico Filippi gli ha consegnato le chiavi del cassetto nel quale il numero 26 rosanero aveva custodito i suoi sogni e Buba, con il quale al termine del match attraverso i social si sono congratulati per l’esordio anche diversi compagni del presente (come Accardi, Pelagotti e Palazzi) e del recente passato come ad esempio Kraja, ha aperto questo cassetto toccando quello che al momento è l’apice di un percorso professionale ancora in fieri e proiettato verso prospettive davvero interessanti.
Carta d’identità alla mano, non può essere ancora un prodotto finito il jolly difensivo rosanero che sabato mattina nel momento in cui ha saputo che qualche ora dopo sarebbe stato titolare certamente avrà ripercorso con la mente le tappe della sua vita, iniziata in Gambia ventuno anni fa e ‘segnata’ dallo sliding doors del 2017, anno in cui dall’Africa è arrivato in Sicilia con un barcone alla ricerca di nuovi orizzonti trovando come meta una comunità di Villagrazia di Carini. È qui che su un campetto di tennis un po’ abbandonato e trasformato in un campo di calcetto in cemento Buba conosce l’ex centrocampista Salvatore Tedesco il quale, dopo essere rimasto colpito dalle doti tecniche e atletiche del ragazzo, decide di farlo allenare prima nella scuola calcio di suo fratello Giacomo e poi di portarlo al Ribolla, quartier generale dell’eroe di Italia ’90 Totò Schillaci. Gli appuntamenti con il destino non sono finiti: oltre a Tedesco c’è un altro personaggio che ha recitato un ruolo fondamentale nel film che racconta la storia di Marong. Si tratta del tecnico Paolo Calafiore al quale il difensore del Palermo, al di là di qualche favore legato alla sfera privata (Buba qualche volta restava a cenare e a dormire a casa sua quando in concomitanza con il suo trasferimento a Piana degli Albanesi gli allenamenti terminavano la sera dopo l’orario dell’ultimo bus giornaliero), deve il passaggio alla Parmonval, sodalizio cittadino con cui una volta sciolto il nodo relativo al suo tesseramento bloccato in precedenza da questioni burocratiche legate al suo status di minorenne ha avuto la possibilità di mettersi in mostra nel campionato di Eccellenza.
E’ questa la vetrina grazie alla quale ha attirato l’attenzione dei dirigenti rosanero che nell’estate 2019 decisero di portarlo a Petralia per metterlo alla prova, in ritiro, nel gruppo a disposizione di Pergolizzi. Marong, tuttavia, non trova spazio nello scorso campionato culminato con la promozione (d’ufficio dopo lo stop per Covid) in C e resta nel cono d’ombra anche in questa stagione nella quale, tuttavia, dopo essersi ritrovato quasi fuori dai programmi del club, è riuscito nelle battute iniziali del torneo a modificare un copione che sembrava già delineato e a rientrare nei radar della società di viale del Fante. Il resto è storia recente: chiuso dalla concorrenza durante la gestione targata Boscaglia, sabato scorso Marong si è ritagliato la sua fetta di gloria ripagando con una prova confortante la fiducia del tecnico Filippi che, sulla base dei segnali provenienti dalle sedute di allenamento, ha voluto premiare l’impegno e l’abnegazione di un ragazzo affidabile e sempre sul pezzo. E che dopo tanti sacrifici (a partire dalla fase della vita in cui fin da piccolo lavorava in una sorta di magazzino) e dopo avere già vinto la sua sfida più importante, quella cioè di mantenere la madre (alla quale ha dedicato la soddisfazione per il debutto confermando che a Palermo si sente a casa) e i fratelli in Gambia e riuscire a caricarsi sulle spalle il peso della famiglia dopo la morte del padre, ha conquistato in campo un altro successo: dimostrare che è un giocatore rosanero a tutti gli effetti e che, come gli altri, anche lui può essere utile alla causa.
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