«Se io e mio padre siamo qui – dice Domenico Ciancio Sanfilippo a MeridioNews – è perché, nonostante quel che è accaduto negli ultimi due giorni, non ci nascondiamo davanti alla città». «Qui» è il chiostro della Scuola superiore di Catania, un centro di alta formazione dell’università che si trova in via Valdisavoia. Mario Ciancio e suo figlio si presentano con estrema puntualità, poco dopo le 16. L’occasione è un workshop, allestito in collaborazione con Sicilian Post e la fondazione Domenico Sanfilippo editore, dal titolo quasi ironico, se letto oggi: A cosa servono i giornali nell’era digitale? Dalle fake news al fact checking. L’ex direttore del quotidiano La Sicilia, che è solo uno dei beni confiscati due giorni fa, in primo grado, dalla sezione misure di prevenzione del tribunale, non rinuncia alla consueta eleganza: completo grigio, camicia bianca, cravatta blu a fantasia minuta. Il sorriso è quello di sempre: sornione, furbo, con una singolare sfumatura bonaria.
Interviste? Nemmeno per idea. «I miei avvocati me lo hanno categoricamente vietato», scherza. Quasi non sembra uno degli uomini più potenti della città. Quasi non sembra un uomo imputato per concorso esterno a Cosa nostra. Secondo i pm, Ciancio avrebbe messo a disposizione aziende e potere alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano. «Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi – ha replicato l’imprenditore due giorni fa – e il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro».
Domenico è più informale del padre. Indossa una giacca blu e dei calzoni beige. E una camicia bianca. La piega delle labbra è scaltra, come quella del genitore. Nelle vesti di rappresentante della fondazione che porta il suo stesso nome, apre con un saluto il seminario sul futuro dell’informazione online, a cui partecipano decine di ragazzi e ragazze. Mario si sistema, invece, in terza fila e osserva. Ed è proprio il futuro dell’informazione a Catania (leggasi: il futuro de La Sicilia, oggi gestito dagli amministratori giudiziari Luciano Modica e Angelo Bonomo) a tenere banco in queste convulse ore.
La redazione, intanto, cerca di andare avanti. Ieri ha dedicato l’intera pagina 7 alla vicende giudiziarie del suo ex proprietario. Oggi la copertura della notizia si è spinta fino a una pagina doppia speciale (4 e 5) sulla storia e sull’identità del giornale, con testi e interventi, tra gli altri, di Nello Musumeci, Salvo Andò, Enrico Trantino, Pietro Barcellona e Antonio Presti. Lo stato d’animo dei giornalisti emerge ancora di più dall’editoriale di prima pagina del neo direttore Antonello Piraneo, intitolato La Sicilia oggi, l’orgoglio e il coraggio di una redazione. «Una linea editoriale deviata – si legge – viene “impartita” a qualcuno che la esegue. Noi non l’abbiamo fatto, perché non l’abbiamo ricevuta. Comunque – prosegue Piraneo – in coscienza, in tanti non l’avremmo seguita». La procura, però, è di diverso avviso.
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