Maria e sua moglie, amore tra Spagna e Italia «Siamo una famiglia, la politica non capisce»

«Pronto, Maria?». «No, sono sua moglie, te la passo». A dieci anni dal primo incontro vivono insieme, sono sposate, hanno un figlio e una figlia, e si amano come il primo giorno. Ma per Maria Carreras, catalana, e la compagna della sua vita, catanese, la strada è stata in salita e in parte è stata percorsa in un altro Paese, la Spagna. «Il ddl Cirinnà per noi era una speranza, lo abbiamo seguito con attenzione, abbiamo letto e studiato tutto quello che ci era possibile – racconta – Ma adesso che è stata approvata in questo modo, io non me ne faccio niente». Cinquantuno anni lei, quaranta sua moglie, si sono conosciute dieci anni fa, a Bologna.

«Era il 2006, io allora lavoravo per l’università e lei aveva vinto un contratto per un insegnamento lì», racconta Maria, che adesso è ricercatrice di Spagnolo all’università di Catania. Mentre la donna che ha sposato lo Spagnolo lo insegna alle scuole superiori, sempre nel capoluogo etneo. «Io ero sposata con un uomo da 15 anni, ma quando l’ho incontrata ho rimesso in discussione la mia vita e tutto quello che avevo – ricorda – Mi sono detta che volevo capire chi fossi e quale fosse la mia strada. Quella stessa strada che dura da dieci anni». Si sono incontrate tra colleghe e amano dire: «Ci siamo riconosciute». «Io non ho mai dato peso a quell’etichetta: omosessuale. Sono cresciuta in una famiglia aperta e senza pregiudizi, ma non avrei mai pensato di innamorarmi di una donna. Dopo il matrimonio, per la verità, non avrei mai pensato di innamorarmi di nessun altro».

Ma a quarant’anni «ho visto me stessa e ho trovato me stessa», dice. I figli, che col marito non aveva cercato oltre i metodi naturali, «sono diventati un bisogno. Mi ero sempre detta che nella vita non si può avere tutto, ma quando ho incontrato lei ho capito che non ne avevo voluti perché non avevo accanto la persona con cui volevo farli. Con lei è stato tutto diverso». La fecondazione assistita è avvenuta in Spagna. Sia per lei che per la sua compagna. A nove mesi e mezzo di distanza sono nati un bambino e una bambina, che adesso hanno cinque e quattro anni. «Ho la cittadinanza spagnola, quindi abbiamo potuto muoverci liberamente lì. Ci siamo sposate e dopo abbiamo chiesto l’adozione l’una del figlio dell’altra».

«Quando hai figli pensi solo a dare loro dei diritti – spiega Maria Carreras – Il loro futuro diventa immediatamente più importante di qualunque cosa». L’adozione, attraverso il tribunale dei Minori, è avvenuta senza problemi. «Il giudice è voluto venire qui a conoscere il bambino e la bambina, è stato un momento molto emozionante». Una cosa che in Italia, nonostante l’approvazione al Senato del disegno di legge sulle unioni civili, non è ancora possibile. «Siamo una famiglia, ci amiamo, abbiamo una vita piena e appagante. Mi sarebbe piaciuto sposarmi in Italia. Io vivo qui, i miei figli crescono qui – continua – ma si vede che era impossibile, perché la politica italiana non capisce il mondo nel quale si trova».

Prima di chi sta al governo, infatti, sembra che arrivino i semplici cittadini. E, prima ancora, proprio i bambini. Gli stessi con cui i figli di Maria vanno all’asilo tutti i giorni. «Siamo tornate a vivere a Catania, dopo un periodo in provincia di Ravenna, tre anni e mezzo fa». Quando si sono accorte che ai bambini mancavano i nonni, almeno quelli catanesi della compagna. «Per loro era un affetto importante – sostiene – Si sono verificate una serie di cause favorevoli, così siamo tornate in Sicilia». Un ambiente «molto accogliente, senza alcun pregiudizio». Non è stato difficile spiegare alle maestre che i bambini avessero due mamme, «un po’ come quando ho detto loro che parlano due lingue, l’italiano e il catalano». «Certe cose vanno spiegate all’inizio, e poi ti accorgi che è tutto così semplice».

«Noi viviamo in centro e una volta, al supermercato, con due carrozzine, eravamo molto stanche – ricorda Maria – Io ho poggiato la mia testa sulla spalla di mia moglie. Una persona si è avvicinata e ci ha detto “Siete una famiglia bellissima“. Non ci conosceva, ma ha sentito il bisogno di dircelo. C’è altro da aggiungere?». Per la verità, sì. C’è da aggiungere che la loro «bellissima famiglia» in Italia non esiste. «Siamo sposate legalmente in Spagna, abbiamo figli in Spagna. Se superiamo il confine i nostri figli non sono più nostri». Motivo per il quale, presto, sia la moglie di Maria sia la figlia che lei ha partorito chiederanno la cittadinanza spagnola. «Noi possiamo farlo, abbiamo questa fortuna. Ma la maggior parte delle famiglie arcobaleno non può. Loro?». 

Luisa Santangelo

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