Messina ha perso la sua poetessa. Il 7 settembre si è spenta a quasi 90 anni Maria Costa, un vero e proprio simbolo per la città dello Stretto di cui ha raccontato le mille sfaccettature attraverso la poesia. Versi dialettali, semplici e diretti che hanno descritto miti, luoghi e personaggi. Brevi fotografie di una città che ormai non c’è più. Maria era nota per la spontaneità con la quale recitava le sue opere, scritte di getto osservando il mare dalla sua umile casa del villaggio Paradiso. Un patrimonio letterario di assoluto pregio riconosciuto anche dall’Unesco che nel 2006 ha iscritto Maria Costa nel registro dei tesori umani viventi.
La sua morte ha lasciato il segno nell’intera cittadinanza. Centinaia le persone presenti ai funerali. Politici, professori, uomini di cultura e gente comune venerdì scorso hanno omaggiato la poetessa all’interno della piccola chiesa del Cuore Immacolato di Maria.
Non nasconde la commozione lo storico messinese Franz Riccobono il cui ricordo lascia spazio anche all’amarezza. «Mi è sempre piaciuto definirla poetessa senza titolo – racconta Riccobono a Meridionews -. Il suo talento, infatti, era spontaneo, non c’erano anni di studio dietro. Sbaglia però chi pensa che Maria Costa sia stata un’artista popolare. Anche se utilizzava il dialetto, le sue opere avevano un linguaggio ricercato e contenuti tutt’altro che effimeri. Fin dall’inizio ha sposato la poesia, ma è balzata agli onori della cronaca solo negli ultimi anni della sua vita grazie anche alla televisione. Ha sempre vissuto a Paradiso, precisamente nel borgo marinaro Case Basse. Purtroppo ha avuto pochi vantaggi dalla sua straordinaria capacità letteraria e recitativa, tirava avanti con una misera pensione di poco più di 500 euro. Eppure, non ha mai chiesto niente a nessuno, vivendo con umiltà e dedicando anima e corpo alla poesia».
Maria Costa continuerà a vivere grazie ai suoi componimenti pubblicati in diverse raccolte. Ma la poetessa è stata assoluta protagonista anche del documentario Come le onde prodotto dal regista messinese Fabio Schifilliti. «Fin da piccolo – spiega Schifilliti – sono rimasto colpito dal personaggio di Maria Costa. La incontravo spesso alle premiazioni delle regate di vela a cui partecipavo. Recitava le sue poesie con lo sguardo rivolto verso il mare ed io mi perdevo nelle sue parole, affascinato dal particolare modo con cui le recitava. Non avevo mai visto una persona così forte e particolare prima di allora. In seguito un noto imprenditore messinese mi ha proposto di realizzare un documentario in cui raccontavo Messina proprio attraverso i versi di Maria».
Da qui è nato Come le onde. « Il titolo è una metafora – precisa Schifilliti -. Il documentario parla di ricordi che vanno e vengono, proprio come le onde che da lontano si avvicinano alla riva, alcune si infrangono e altre no ma poi tornano nuovamente indietro. Inoltre è proprio il mare la principale fonte di ispirazione di Maria Costa per tutte le sue poesie». «Andavo spesso a trovarla – racconta – soprattutto in estate. Mi accoglieva nella sua casa che oggi, grazie al maestro Pippo Crea, è diventata quasi un museo da ammirare coi suoi dipinti e murales che ritraggono la poetessa e alcuni dei suoi versi più importanti. Maria amava tremendamente vivere di fronte al mare e sentire la salsedine sulle labbra era forse la cosa che le piaceva di più».
Quindi il regista racconta un aneddoto. «Le feci scrivere addirittura una poesia per Giuseppe Tornatore e ricordo che mi chiese un parere, io le dissi che secondo me era meglio cambiare dei versi. Lei lo fece e gliela consegnò all’Università di Messina, grazie anche a Ninni Panzera. Fu un momento molto emozionante. Un anno fa sono stato informato della sua malattia che ha comunque affrontato con coraggio e determinazione, riuscendo sempre a fare la sua grande figura in pubblico. Pochi giorni fa sono stato contattato dal nipote Maurizio che mi ha informato di un brusco peggioramento delle sue condizioni. Sono corso subito per salutarla. Non muoveva un muscolo, solo gli occhi. Ci siamo guardati e dal modo in cui lo ha fatto ho capito che mi stava salutando».
«La cosa che mi ha sempre colpito di Maria – conclude il regista messinese – è che il suo nome e le sue poesie hanno girato il mondo e che addirittura molti versi descrivono luoghi e personaggi che Maria non ha mai visto e conosciuto, eppure sono così reali. Questo forse è il suo insegnamento più grande: anche se si rimane nella propria terra d’origine si può arrivare comunque in tutto il mondo utilizzando al meglio le proprie capacità. Prima di conoscere lei, infatti, volevo andare via dalla Sicilia per fare il cinema fuori di qui. Grazie a lei oggi amo più che mai la mia terra e sono orgoglioso di essere siciliano. Il mio obiettivo sarà quello di girare i miei film qui per esportarli in tutto il mondo, proprio come ha fatto Maria con le sue poesie».
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