IL NOSTRO PREZIOSO COLLABORATORE – CHE DI SOLITO CI RACCONTA LE ‘AVVENTURE’, O FORSE LE DISAVVENTURE DELLA REGIONE SICILIANA – QUESTA VOLTA SI E’ TRASFORMATO IN UNO SCRUPOLOSO CRONISTA CHE HA PRESO PARTE A QUESTA PARTICOLARE MANIFESTAZIONE SPORTIVA
di Paolo Luparello
La maratona è la competizione sportiva che mette più a dura prova il fisico e la volontà di un atleta. Aggiungerci un dislivello di quota di quasi tre mila metri tra la partenza e l’arrivo la trasforma in una sfida. Correrla in condizioni meteo che vanno dal sole caldo della spiaggia di Marina di Cottone alla pioggia lungo il percorso dopo Linguaglossa, fino alla grandine e alla neve dell’arrivo, hanno trasformato quella che è già una prova molto impegnativa in una impresa.
La Supermaratona dell’Etna non si improvvisa. E’ una gara che devi preparare con molta cura e una volta che ci sei dentro ti costringe a portarla a termine fino all’ultima briciola di energia. La vetta del vulcano ti sfida. Sono pochi i punti dalla quale non riesci a vederla e nonostante macini chilometro dopo chilometro ti sembra irraggiungibile. Ma più percorri i chilometri e le energie si riducono al lumicino, più ti accanisci nello sforzo di dimostrare a te stesso che ce la puoi fare.
Quest’anno si sapeva che in quota ci sarebbe stato pericolo di pioggia e che si sarebbe trovata una temperatura frizzante, ma la principale preoccupazione alla partenza era proteggersi dalla scottatura, non pochi gli atleti impomatati copiosamente (almeno protezione 50).
(sopra a sinistra, foto tratta da ilfriuli.it)
Questa è stata la mia terza esperienza e l’ho affrontata con spirito diverso. Contavo di arrivare fino al traguardo divertendomi. Munito di I-Phone mi sono trasformato in reporter vivendo dall’interno l’evento del quale volevo essere testimone. Questo mi ha permesso di percorrere i primi 20 km in compagnia del gruppo della Associazione Sportiva Palermo H 13:30 con la quale mi sono improvvisato cronista e intervistatore e finché la connessione mi ha assistito ho pubblicato in tempo reale su Facebook mi sono però astenuto dal leggere i commenti e a rispondere ma solo perché essendo cecato avrei avuto bisogno degli occhiali!
Dopo i primi venti chilometri ho continuato la gara da solo i compagni dell’H13:30 avevano nelle gambe un’altra andatura. Questa è una corsa che a parte i top runner prevede necessariamente l’alternanza di corsa e camminata. Ci sono dei tratti che per chilometri e chilometri salgono con pendenze ripidissime come dal 28esimo al 33esimo km in cui arrivi a Piano Provenzana o come gli ultimi 9 km che da Piano Provenzana a quota 1800 metri ti portano sui crateri a quota 2 mila e 850 metri lungo strade in sabbia vulcanica.
Camminare-correre fino a Piano Provenzana ti permette di riconciliarti con la natura: una natura fatta di boschi e di paesaggi mozzafiato, dove andando sempre più in alto sei testimone della forza del vulcano e degli effetti delle sue eruzioni.
Ma fino a piano Provenzana lo scenario è ancora umano. Una volta che si entra nella zona dei crateri sommitali lo scenario diventa dantesco. Montagne di lava e cenere tra le quali fa bella mostra quello che rimane di alberi che un tempo furono maestosi sembra di essere di fronte a un cimitero di animali preistorici.
Quello che però ti colpisce in questa occasione è la fila indiana dei podisti che stancamente percorrono i sentieri. In alcuni tratti riesci a vedere davanti a te chi ti precede di più di un chilometro e che già si trova lassù in alto dove tu non arriverai prima di un quarto d’ora. Podisti che distano gli uni dagli altri poche decine di metri e che sembrano, sembriamo, le comparse di un film d’altri tempi in cui si narra del destino al quale è chiamato l’uomo attirati verso le fauci del vulcano.
Nelle due passate edizioni le condizioni meteo erano state decisamente estive con un sole che picchiava duro e che completava l’opera della rarefazione dell’ossigeno a questa quota ci si muoveva come degli zombie. Quest’anno il sole in quota non lo si è visto e il silenzio dei luoghi è stato squarciato da continui tuoni che per un fenomeno veramente curioso, forse la stanchezza, non erano preceduti da fulmini si sentivano i tuoni ma non si vedevano i fulmini proprio strano!
Per percorrere i primi 33 km ho impiegato 4 ore, per percorrere gli ultimi 9 ci ho messo 2 ore e a differenza delle altre volte non ho mai avuto la tentazione di buttare la spugna anzi ci sono stati tratti in cui mi sarebbe piaciuto riprendere a correre ma il mio fisico non ne ha voluto sapere fisico e cervello avevano deciso che di divertimento si doveva trattare e quindi niente sofferenza camminare fino all’arrivo.
Come in un miraggio agli ultimi 500 m è apparso sullo sfondo il rifugio in cui quest’anno è stato posto l’arrivo. Una strada quasi pianeggiante con l’ultima salitina finale un altro invito alla corsa! Ma a scanso di equivoci il fisico ha giocato la mossa che non ammette replica una fitta lancinante mi ha preso la parte alta del polpaccio sinistro fino a dietro il ginocchio per alcuni secondi ho temuto di non poter riuscire più a camminare e quella che era una camminata che si voleva trasformare in corsa è diventata un lenta e attenta passeggiata.
Tagliare il traguardo è stato un miracolo e dire che temevo che ad aspettare i podisti ci potesse essere il diavolo in persona.
Un grazie a tutti gli amici della ASD Palermo H 13:30 che oltre a doversi concentrare in una gara dura come poche hanno tollerato anche la mia distrazione ancora grazie correre accanto a voi è stato un vero piacere! Ma non solo nonostante me l’Associazione Palermo H 13:30 ha vinto il premio come prima squadra assoluta siamo una squadra fortissima!
Ho chiuso la prestazione in 6 ore e 13 minuti se avessi impiegato mezz’ora di più sarei stato testimone di un cambio repentino del meteo che ha scaricato sul rifugio e dintorni grandine e neve e che ha fatto precipitare la temperatura intorno agli zero gradi centigradi. Chi arrivava in quel frangente era già provato dalla stanchezza e dall’alta quota e diversi sono stati i casi di ipotermia fortunatamente senza conseguenze un’esperienza indimenticabile.
A differenza delle gare alle quali ho partecipato e delle quali serbo dei ricordi nella memoria o in qualche foto, di questa esperienza conserverò molto di più e se dovesse rivenirmi la tentazione di cimentarmi nuovamente con questa impresa ci penserò bene per vedere foto e clip video ho creato un gruppo su Facebook Supermaratona dell’Etna 2014.
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