Mare chiuso, i migranti e l’informazione Al King due documentari e un dibattito

“In fuga da guerre e povertà tentano il viaggio della speranza su carrette del mare”. Solitamente vengono presentati così, quasi sbrigativamente, migliaia di migranti senza volto che compiono la traversata del Mediterraneo in cerca di una vita migliore. Ma cosa si sa realmente di quanto accade durante quei giorni in balìa delle acque? Cosa è successo ai più fortunati, quelli che sono riusciti ad attraversare l’Italia? Dove sono finiti quelli che sono stati spediti indietro? Sono le domande a cui cercano di dare risposta due documentari, Mare chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti e Le printemps en exil – La primavera in esilio, progetto del collettivo siciliano Frame off che verranno presentati – in esclusiva – giovedì 17 maggio alle 20.15 al cinema King di Catania. Dopo le proiezioni, ci sarà un breve dibattito. Oltre al pubblico saranno soprattutto alcuni testimoni diretti a parlare, insieme ad operatori del settore e ai documentaristi di Frame off.

Organizzato dal Cinestudio, dal nostro quotidiano e dal Centro Astalli di Catania, «Mare chiuso – Quello che accade dall’altra parte del Mediterraneo» è un evento su un tema – l’immigrazione irregolare – troppo spesso sconosciuto nella sua dolorosa quotidianità e caratterizzato dalla scarsa informazione sulle conseguenze, altrettanto drammatiche, delle politiche scelte dagli Stati europei per contrastarlo.

I respingimenti dei barconi attuati dall’Italia tra il 2009 e il 2010 sono stati al centro di polemiche e tensioni, anche a livello internazionale. Considerati non idonei a contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, sono stati condannati dalla Corte europea per i diritti umani. Barconi con un numero incalcolabile di uomini, donne e bambini costretti a invertire la rotta verso le coste africane dagli accordi tra il governo di Silvio Berlusconi e quello di Muammar Gheddafi. Cosa accadeva nei viaggi di ritorno e qual è stato il destino di quelle anime costrette a un pellegrinaggio estenuante sulle antiche rotte del Mediterraneo sono gli interrogativi a a cui cerca di rispondere il lavoro di Andrea Segre (regista del già apprezzato Come un uomo sulla terra e produttore) e Stefano Liberti (giornalista de Il Manifesto e scrittore) che , dopo l’inizio della rivoluzione in Libia contro Gheddafi, hanno iniziato a intervistare i migranti etiopi, eritrei e somali che avevano trovato riparo nel campo Unhcr di Shousha, in Tunisia. Storie drammatiche, tutte raccontate in prima persona, di quanto accadeva in quei barconi persi nel mare.

La Primavera araba del 2011 è il punto di partenza anche de Le Printemps en exil, letteralmente «La primavera in esilio». Si tratta di un webdocumentario sperimentale che racconta il viaggio dei migranti dalla Tunisia alla Francia attraverso l’Italia durante e dopo le sommosse di piazza che hanno rovesciato il regime di Ben Ali. Una memoria collettiva con testimonianze dirette, raccolte da un gruppo di giovani fotografi, scrittori e artisti siciliani del collettivo Frame Off (www.frameoff.it).

Il progetto è nato quasi per caso: un passaggio in macchina da Catania al Cara di Mineo, un incontro fortuito a Parigi, la raccolta online di testi, foto, audio e video girati anche dagli stessi migranti con il proprio cellulare. L’opera è divisa in due parti: la prima è stata finanziata dal Centro di cinematografia di Parigi insieme alla casa di produzione parigina House on Fire. La seconda è in cerca di finanziatori con il metodo del crowdfunding (finanziamento dal basso). Un estratto del lavoro verrà proiettato in apertura della serata per presentare il progetto agli spettatori catanesi che potranno acquistare una quota del documentario attraverso una piccola donazione

Carmen Valisano

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