MandarInArte, abusivi denunciano il presidente I volontari: «Ormai siamo arrivati al paradosso»

Nessuna tregua per l’associazione Acunamatata, titolare del progetto MandarInArte, che gestisce insieme a Solidaria un ex bene della mafia in via Funnuta a Ciaculli. Dopo l’occupazione abusiva da parte di alcune famiglie indigenti con figli piccoli al seguito avvenuta a dicembre, a ridare speranza agli inermi volontari era stato lo sgombero coatto di alcune settimane fa. Salvo poi rientrare in sede e scoprirla vuota e devastata. Ma il peggio pare non sia ancora finito: il presidente dell’associazione Romolo Resga è stato convocato al commissariato di Brancaccio. Nei suoi confronti sarebbe scattata una denuncia per minacce, partita proprio da quelle famiglie che due mesi fa hanno fatto irruzione nell’immobile, occupandolo.

«Non ci facciamo mancare niente, siamo al paradosso», è il commento all’unisono di presidente e volontari. Gli ex occupanti avrebbero raccontato agli agenti che in un primo momento Resga li avrebbe minacciati brandendo un martello, mentre un attimo dopo, inspiegabilmente, sarebbe andato a comprare alcuni panini per sfamare i bambini al loro seguito. «Il giorno che ho denunciato la loro presenza nella sede – racconta il presidente – ho sentito che i bambini si lamentavano, continuavano a dire “mamma ho fame, mamma ho fame”, allora mi è venuto spontaneo entrare in un bar, prendere quattro panini e portarglieli. Secondo il racconto che ne fanno loro non è una contraddizione in termini il fatto di averli prima minacciati e di essermi poi comportato così?».

Il messaggio che rischia di passare, in seguito a un episodio del genere e a una denuncia di questo tipo, secondo lui, è che «chiunque a questo punto possa dire e fare qualunque cosa. Uno si sveglia la mattina e ti va a denunciare perché dice che l’hai minacciato, per esempio». Una vicenda che sembra doversi chiudere tanto velocemente per com’è iniziata, questa della denuncia, ma che malgrado uno scontato lieto fine non sta evitando perdite di tempo e preoccupazioni a presidente e volontari. «Sono stato convocato e ho dovuto prendere un avvocato, alla fine – commenta infatti -. Ma che dobbiamo fare? Questa è la realtà purtroppo. Aspettiamo di avere una copia della denuncia per capire almeno nel dettaglio di che minaccia si tratti, qui non sappiamo niente», e ride per sdrammatizzare.

Resta, al di là dei tempi e degli sviluppi di quest’ultima novità della storia, tanta amarezza. Specie considerando il fatto che, malgrado l’occupazione illegittima e violenta della sede da parte delle famiglie, i volontari avessero deciso di non staccare né luce né acqua in modo da garantire agli occupanti, per quanto abusivi, una permanenza ai limiti della decenza. «Che queste persone siano pilotate? – s’interroga il volontario Filippo Calcavecchia -. La denuncia arriva a molti giorni di distanza dal loro sgombero. Qualcuno potrebbe avergli suggerito di agire così, per avere chance in più rispetto alla faccenda occupazione? Certo, è strano».

Intanto, l’associazione non si dà per vinta e grazie ai primi contributi di solidarietà arrivati stanno rimettendo in sesto il giardino. Mentre, l’altro ieri il Comune ha finalmente dato il via alle procedure per firmare il Cat (Centro aggregativo territoriale), mancano all’appello gli ultimi documenti. Questo darà all’associazione la possibilità di avere accesso a una serie di fondi che saranno utilizzati per riacquistare le attrezzature necessarie alla cura del mandarineto. «Dovremmo riuscire a metterci in moto – conclude Calcavecchia -. Vediamo che succede».

Silvia Buffa

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