Manca un cavo e si ferma il basket al PalaCatania «Senza quello non possiamo più sollevare i canestri»

Le società cestistiche etnee e il PalaCatania. Un binomio che continua in mezzo a tante difficoltà. Le ultime, in ordine di tempo, stanno costringendo addirittura alcune squadra a valutare la possibilità di abbandonare la struttura comunale. I numerosi concerti, l’assenza del defibrillatore e la perdita del cavo di alimentazione dei canestri sono le motivazioni che stanno dietro il malcontento di chi utilizza l’impianto per partite e allenamenti con la palla a spicchi. «Tra concerti e altri inconvenienti non ci alleniamo da due settimane», spiega a MeridioNews Davide Caltabiano, allenatore della squadra femminile Lazur Basket.

Ma i concerti, originariamente in programma al PalaTupparello di Acireale e poi trasferiti al Palacatania – a seguito della controversia sorta tra l’ente comunale acese e la Multisport, la società che fin dal 2002 ha gestito l’impianto -, non sono gli unici ostacoli alla libera fruizione del palazzetto di corso Indipendenza. Ad aggravare il quadro c’è anche lo smarrimento del cavo di alimentazione dei canestri che, secondo alcune indiscrezioni, si sarebbe registrato proprio nel corso di alcune esibizioni artistiche. Ma cos’è questo cavo? Essenzialmente si tratta di un filo elettrico di circa sessanta metri, con un attacco diverso dalle comuni prese a uso domestico, il cui impiego è fondamentale per poter sollevare i canestri a 3,05 metri: cioè l’altezza necessaria, secondo i regolamenti della Federazione italiana pallacanestro, per potere disputare le partite ufficiali. In mancanza, per i club cestistici il PalaCatania è inutilizzabile. «Complice – sottolinea un atleta – anche la mancata attenzione di chi doveva controllare e non lo ha fatto». Sì, perché le attrezzature utili all’organizzazione degli eventi sono state depositate negli stessi magazzini in cui erano collocati gli strumenti dell’impianto sportivo. E questo potrebbe avere contribuito allo smarrimento o a una possibile appropriazione involontaria del cavo.

«Ne siamo venuti a conoscenza lunedì scorso (16 dicembre) – commenta il coach delle giovanili della Lazur -, poco prima dell’inizio della partita under 18 contro la Pgs Sales». Così quella che doveva essere una normale gara di campionato si è trasformata in una caccia al tesoro alla ricerca di un cavo elettrico mai trovato e che ha comportato il rinvio della partita, costringendo atlete e dirigenza a tornare a casa. «Un danno non indifferente – attacca Caltabiano – perché abbiamo inutilmente pagato l’ambulanza». Sì, perché al PalaCatania manca anche il defibrillatore. Un inconveniente che costringe le società a dotarsi autonomamente del dispositivo elettrico utile a interrompere improvvisi attacchi cardiaci. «Per ogni partita – spiega l’allenatore – siamo costretti a rivolgerci a nostre spese al 118, perché lo strumento è obbligatorio ma la struttura non ne dispone».

La Lazur non è l’unica società che, regolarmente e tramite autorizzazione comunale, fa uso della struttura. A essa si affiancano anche la Pgs Sales, L’Elefantino e la Meta Catania, la squadra di calcio a cinque che milita in serie A e che adesso, terminata la prima tranche di concerti, sta proseguendo con le attività. I problemi invece persistono per chi non può svolgerne alcuna. «Rimaniamo basiti dall’operato degli uffici competenti – commenta il vicepresidente della Sales, Giuseppe Stella – in quindici giorni non sono riusciti a garantire una soluzione alle società che anticipatamente corrispondono la propria quota». 

Stando a quanto riferito a MeridioNews dall’assessore allo Sport Sergio Parisi, il Comune ha già avviato l’iter procedurale e inviato apposita richiesta d’acquisto ai fini della sottoscrizione dell’impegno di spesa. Impegno, questo, che per l’assessore «non dovrebbe essere esorbitante». I tempi invece non sono ancora prevedibili. «Stando a quanto dicono gli uffici – sostiene Stella -, non se ne parlerà prima del dieci gennaio». Per questo nelle intenzioni delle società ci sarebbe la volontà di procedere all’acquisto del cavo a proprie spese. «Sebbene non spetti a noi – spiega il presidente de L’Elefantino Pippo Vittorio –, qualora possibile, ci attiveremo per accelerare la risoluzione del problema, perché abbiamo un’attività programmata e dobbiamo rispettarla». In ogni caso l’assessore Parisi ha assicurato che «per gli spazi già autorizzati e non utilizzati verrà predisposto un apposito piano di recupero, così come le somme anticipate dalle società per l’acquisto del cavo verranno completamente rimborsate». 

Gabriele Patti

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