Raffiche di vento a oltre cento all’ora e piogge insistenti hanno flagellato ieri la città di Palermo e la provincia con danni ingenti all’agricoltura, soprattutto nelle Madonie. A denunciarlo è la Coldiretti che all’indomani del forte temporale che si è abbattuto con inaudita violenza ha fatto la conta dei danni. Non solo al raccolto, ma anche a beni e abitazioni a causa delle correnti, con punte di 104 chilometri orari misurati a Castelbuono, che hanno scoperchiato abitazioni e abbattuto alberi. Una situazione che viene descritta nel dettaglio da Aldo Gallina, rappresentante Coldiretti di Gangi: «Una raffica di vento ieri ha investito un’abitazione e un magazzino di contrada Piano, travolgendo una casa adiacente e un’auto investite dai detriti». Ma a preoccupare maggiormente sono le importanti precipitazioni degli ultimi mesi che mettono seriamente a rischio l’economia nel cuore delle Madonie, il principale timore dell’associazione degli agricoltori.
«I temporali degli ultimi mesi hanno già compromesso la semina del grano, orzo, avena e anche del foraggio – rivela ancora Gallina – Non possiamo entrare nei campi con i mezzi agricoli perché letteralmente allagati. E dopo il mese di ottobre, anche quello di novembre di preannuncia estremamente piovoso: da agosto non si è vista una settimana senza precipitazioni. Il rischio concreto è di non poter portare a termina la semina perché il periodo è proprio questo, dalla fine di ottobre fino al 25 novembre». Un allarme, quello di Gallina, corroborato anche dai dati raccolti dall‘unità operativa climatologia della Regione che, seppur in assenza di episodi eclatanti come quelli che hanno provocato le alluvioni in provincia di Messina e Catania, fotografano un numero elevato di giorni piovosi nel mese di novembre.
«Da quando si registrano i dati meteo in Sicilia, da poco più di cento anni fa, si tratta dell’estate più piovosa di sempre» afferma Luigi Pasotti, responsabile dell’unità regionale. A Palermo, tuttavia, non ci sono stati eventi eccezionali in assoluto ma «sappiamo che ormai con il deterioramento della rete di smaltimento delle acque superficiali, bastano anche 30 millimetri per generare situazioni critiche in città». In effetti, dopo gli eventi di giugno e agosto, anche ad ottobre nel capoluogo siciliano si sono verificate precipitazioni abbandonanti ma non da record, «anzi ci sono aree della provincia dove siamo in deficit, in particolare nella zona dell’invaso di Rosamarina, dove il livello è ancora basso e siamo ritornati in una fase critica, molto indietro rispetto agli standard anche solo di tre anni fa».
Secondo l’ultima rilevazione pubblicata ieri dall’Amap, gli invasi più in sofferenza sono quello di Rosamarana (24,08 per cento) e Piana degli Albanesi (25,2 per cento), mentre appaiono in buona saluta i bacini Poma e Scanzano, rispettivamente al 41,18 e 37,54 per cento. «Al di là dei dati attuali, siamo a livelli molto meno allarmanti rispetto alla situazione che avevamo lo scorso anno», rassicura Pasotti, evidenziando come l’aspetto veramente eccezionale degli ultimi tempi sia rappresentato dalle raffiche di vento anomale con punte quasi da primato che si sono abbattute nel Palermitano meno di 24 ore fa: «Ieri nel capoluogo abbiamo registrato un picco di 72 chilometri orari, circa 20 metri al secondo, con una temperatura anomala di 30,5 gradi, di almeno 6-7 punti oltre la media stagionale». Un dato notevole anche a Castelbuono dove con 104 chilometri orari, sicuramente un evento raro, «siamo andati abbastanza vicini al record di 114 chilometri orari nel marzo del 2010 quando un ciclone mediterraneo ha investito le Madonie».
Insomma, un allarme che non cesserà anche nei prossimi giorni, con l’allerta meteo già diramata per domani e maltempo previsto per tutto il mese di novembre e che potrebbe mettere in ginocchio gli agricoltori: «Noi abbiamo già segnalato agli organi competenti i danni subiti – aggiunge Gallina – la speranza è che la Regione riconosca agli agricoltori delle Madonie un ristoro per lo stato di calamità. Tra l’altro questa è un’annata agraria particolarmente difficile perché abbiamo avuto difficoltà anche con i contributi. Proprio quest’anno, infatti non è stato pubblicato il bando per l’indennità compensativa che spetta alle zone di montagna e anche quello del biologico» conclude.
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