«Avevo sempre detto: “Non mi sposerò mai d’estate” e invece …». Maika ha ancora in mano il cestino con i confetti mentre parla, la sua unione con Grazia non sarà un vero matrimonio, per legge non può essere chiamato così, ma gli ingredienti ci sono tutti. Ci sono le campane, che hanno sottolineato il momento successivo alle firme – poco importa se provengono dal campanile di una chiesa poco distante -, ci sono i familiari con gli occhi lucidi e il fotografo che cerca di cogliere i momenti più importanti, c’è anche il brindisi, con il tappo dello spumante che vola e sfiora la madre di una delle due spose. «Mamma, ora ti devi risposare» le dice Maika, ma la signora non sembra particolarmente entusiasta dell’idea. C’è soprattutto l’emozione, che fa tremare le mani delle due – nonostante continuino a dirsi tranquille – tanto da disseminare i confetti, avvolti in un velo bianco e rosso, sul terreno del parco. Sono le prime donne unite civilmente a Palermo.
«Adesso ricominciamo» dice Grazia, mentre stringe ancora Maika, che racconta: «Aspettavamo questo momento da quando stiamo insieme. Abbiamo seguito le vicissitudini legali, municipali, ma adesso pensiamo a rilassarci. Fra qualche ora partiamo. Andiamo al mare, ci andiamo ad alleggerire un po’». «Vacanza! Andiamo in vacanza», aggiunge ancora Grazia. Il loro è stato il terzo rito, l’ultimo officiato dal sindaco Leoluca Orlando nella cornice di villa Trabia, dove normalmente si celebrano i matrimoni con rito civile, nella prima giornata in cui in città due persone dello stesso sesso possono avere riconosciuti i diritti di coppia. Per usare le stesse parole del primo cittadino: «Un evento ordinario diventato straordinario e che fa notizia solo per effetto del ritardo nell’emanazione della legge».
«Non abbiamo avuto molto tempo per renderci conto di tutto ciò – prosegue ancora Maika – ci hanno comunicato che si era sbloccata la situazione dieci giorni fa. Non è stato però traumatico, avevamo iniziato a fare dei preparativi, eravamo già pronte». A parlare più che le due compagne sono i loro occhi, si cercano, si trovano, anche durante le immancabili fotografie con amici e parenti. «La mia famiglia ha superato tante difficoltà e oggi è qui con me – conclude – Per questo li ringrazio». «E noi siamo tutti felici, felici», si sente rispondere.
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