Si stringe il cerchio attorno al l’ultimo dei grandi boss di ‘cosa nostra’ di Sicilia: Matteo Messina Denaro. Questo, almeno, è quello che sperano gli inquirenti, con in testa i carabinieri del Ros che, stamattina allalba, hanno dato vita un’operazione antimafia dalle parti di Campobello di Mazara, piccolo centro del Trapanese, la zona dove si potrebbe trovare il covo del capo mafia siciliano. Gli arresti sono scattati per 11 persone. Tra gli arrestati, anche il sindaco di Campobello, Ciro Caravù.
Matteo Messina Denaro è ricercato da sempre. Gli inquirenti ritengono che il boss si trovi nella sua area d’elezione, cioè in provincia di Trapani, magari tra Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna e altri piccoli centri di questa parte del Trapanese. Le indagini, avviate nel 2006 sotto la direzione della Procura distrettuale antimafia di Palermo, puntano i riflettori sull’ambiente che potrebbe dare ospitalità, e copertura, a quello che, lo ripetiamo, è considerato il capo indiscusso di ‘cosa nostra’ dell’Isola.
Tutti gli 11 arrestati sono ritenuti affiliati alla mafia e sono accusati, anche se a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso e di intestazione fittizia di beni.
Matteo Messina Denaro è nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, il 26 aprile 1962. E’ figlio di Francesco Messina Denaro (soprannominato don Ciccio), considerato una dei capi storici del mandamento di Castelvetrano. Francesco Messina Denaro ha lavorato per anni per la nota famiglia trapanese, D’Alì Staiti, occupandosi delle loro proprietà terriere.
Matteo Messina Denaro, insieme con altri boss (Giovanni Brusca, Giuseppe Graviano, Leouca Bagarella, Vincenzo Sinacori), è considerato uno dei protagonisti della stagione delle bombe mafiose del 1993, quando la mafia, per costringere lo Stato a revocare il carcere duro ai mafiosi, mise in atto una strategia eversiva seminando bombe in mezza Italia. Un attacco al patrimonio artistico del nostro Paese che portò la mafia a piazzare le bombe in via dei Gergofili a Firenze, in via Palestro a Milano e in via San Teodoro (Piazza San Giovanni in Laterano) a Roma. Gli attentati provocarono 10 morti e 93 feriti. Una strategia che, alla fine, diede i propri frutti, se è vero che il cosiddetto 41 bis venne revocato.
Su questa strana ‘trattativa’ tra Stato e mafia sono ancora in corso le indagini da parte degli inquirenti. Che indagano, anche, sui depistaggi relativi all’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, dove è persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.
Il plauso di Giulia Adamo
Un “Plauso alle forze dellordine e alla magistratura per lennesimo colpo assestato a Cosa nostra nel Trapanese”, arriva dalla parlamentare regionale eletta nel collegio di Trapani, Giulia Adamo. “Occorre proseguire in questa azione di contrasto – dice la Adamo – potenziando i controlli tanto nelle pubbliche amministrazioni quanto in settori strategici delleconomia. Secondo la Adamo, che ricopre il ruolo di capogruppo dell’Udc all’Ars, il blitz odierno ha smascherato quel rapporto tra mafia e politica che da decenni mortifica il nostro territorio. La nuova Udc proprio a Campobello di Mazara aveva iniziato quel percorso di affrancamento da logiche dal sapore clientelare e mafioso. Grazie anche alla forza e alla determinazione della coordinatrice del partito, Paola Scontrino, in occasione delle amministrative lUdc aveva scelto di non sostenere lattuale maggioranza, non dando lappoggio anche nella fase del ballottaggio. Le notizie apprese oggi confermano che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. Il blitz prosegue Adamo – ha rivelato anche la gestione occulta, da parte di ‘cosa nostra’, di società ed imprese in grado di monopolizzare il mercato olivicolo ed altri settori delleconomia. Abbiamo più volte all’Ars, in commissione antimafia e attraverso la sottocommissione che presiedo, sollevato il problema ed evidenziato le criticità di un sistema che abbiamo definito vizioso e su cui bisogna concentrare lazione di contrasto.
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