Gli uomini della direzione investigativa Antimafia di Catania stanno eseguendo un sequestro di beni di oltre 500mila euro nei confronti di Antonio Salvà Gagliolo. L’uomo, pregiudicato classe 1980 e originario di Maniace, è ritenuto dagli inquirenti un elemento di spicco della criminalità brontese. Ad avanzare la richiesta – in sinergia con la procura etnea – è stato il direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla. Tra i beni bloccati rientrano una società del settore movimento di terra, sbancamenti e demolizioni, terreni, quindi mezzi pesanti e autoveicoli, e quattro tra conti correnti e depositi bancari.
Salvà Gagliolo è stato arrestato più volte in flagranza di reato tra il 1998 e il 2015 per furto aggravato, danneggiamento, ricettazione, riciclaggio di automezzi con numero di telaio alterato, associazione a delinquere e truffa. Nei reati erano sempre coinvolti mezzi pesanti e macchine industriali come escavatori, camion, betoniere, rulli compressori e frantoi. Dagli accertamenti degli inquirenti, inoltre, Salvà Gagliolo ha mantenuto un’assidua frequentazione con pluripregiudicati di spessore criminale e con persone indiziate di associazione mafiosa. A dicembre dello scorso anno, poi, il pregiudicato è stato arrestato a Priolo mentre rubava 50 tonnellate di materiale ferroso usato per frantumare le rocce. Reato per cui è stato posto ai domiciliari.
Antonio Salvà Gagliolo è il fratello più noto Daniele che nel 2001 è stato denunciato per concorso di tentato omicidio di Francesco Montagno Bozzone, classe 1961, ritenuto a capo dell’omonimo clan dell’area brontese e collegato al più noto dei Carcagnusi di Catania. Il tribunale di Catania ha messo i sigilli ai beni di Salvà Gagliolo «ritenuta l’attuale pericolosità sociale del medesimo, soggetto che senza dubbio vive anche di proventi illeciti». A maggio scorso la polizia ha applicato all’uomo la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di un anno e sei mesi. Imponendo anche il versamento di mille euro a titolo di cauzione.
La ricostruzione del profilo criminale dell’uomo effettuata dalla Dia di Catania si coniuga con la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati, l’attività svolta e gli arricchimenti patrimoniali dello stesso. Ragion per cui sono scattati i sigilli.
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