Mafia, sequestro da sei milioni al cugino di Mazzei «Non organico al clan», ma habitué di furti e rapine

Tre autovetture, tre conti correnti e 27 immobili. Il tutto per un valore complessivo di circa sei milioni di euro. È il patrimonio sequestrato dalla polizia tributaria e ritenuto riconducibile a Nunzio Fabio Tenerelli (31 anni), cugino del boss Nuccio Mazzei, reggente dei Carcagnusi. Tenerelli – figlio della sorella della madre di Mazzei – è attualmente detenuto agli arresti domiciliari poiché accusato di una serie di reati contro il patrimonio. È stato fermato nel settembre 2015 nell’ambito dell’operazione Nuova famiglia: secondo gli investigatori, sarebbe stato il responsabile – insieme ad altre persone – di una rapina commessa il 30 giugno 2014 alla stazione ferroviaria di Acireale.

In base alla ricostruzione degli inquirenti, quel giorno era stato organizzato un vero e proprio assalto alla diligenza. In sette, tra i quali alcuni armati, avrebbero fatto irruzione in un treno della Siracusa-Roma, bloccando a terra il capotreno e il responsabile delle cuccette. L’obiettivo del blitz sarebbe stata una cittadina cinese alla quale sarebbe stato sottratto un «quantitativo imprecisato di denaro in contanti». Uno zaino pieno di soldi. Tra i rapinatori, ci sarebbe stato anche Nunzio Tenerelli. L’uomo «sin dal 2001 – scrivono le fiamme gialle – ha espresso una specifica e abituale inclinazione nella commissione di furti e rapine», dai quali avrebbe ricavato «le risorse finanziarie necessarie per garantirsi un’invidiabile posizione economica».

Per i militari della finanza, Tenerelli non sarebbe un appartenente al clan Mazzei ma una sorta di collaboratore esterno. Anche per via della sua parentela con il capomafia. Nel corso di una serie di accertamenti patrimoniali, sarebbe emerso che Tenerelli non avrebbe mai dichiarato redditi al Fisco, pur avendo «la disponibilità di un patrimonio immobiliare di grande valore». Sempre pagato in contanti, anche nel caso di mutui. Sotto la lente d’ingrandimento della direzione distrettuale antimafia sono finiti anche alcuni familiari del 31enne, che sarebbero stati intestatari di comodo oltre che di appartamenti anche di un bar nel quartiere di San Cristoforo

Redazione

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