«Un riferimento in città per le scommesse clandestine». Sarebbe questo, per gli inquirenti, il profilo di Enrico Splendore, noto imprenditore nei confronti del quale i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo guidati dal comandante Cosmo Virgilio, coordinati dalla procura del capoluogo, hanno eseguito il provvedimento con cui la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di beni mobili e immobili, aziende, disponibilità finanziarie, contanti, dal valore complessivo di circa 7 milioni di euro. Tra questi, quattro immobili, una bar, il 10 per cento delle quote societarie della Di Filippo Bus s.r.l. di via Messina Montagne, 14 conti correnti e 4 autovetture.
Le indagini condotte dalle Fiamme gialle, hanno consentito di ricostruire il profilo di Splendore, considerato «uno dei principali punti di riferimento cittadini nel settore delle scommesse sportive». Secondo gli inquirenti, infatti, fin dagli anni ’90 avrebbe esercitato abusivamente l’attività, poi proseguita parallelamente a quella legale. Risulta, infatti, aver riportato una condanna irrevocabile per esercizio di giochi d’azzardo nel 1990 e condannato, in primo e secondo grado, per il delitto di cui all’art. 416 c.p., per essersi associato con altre persone allo scopo di commettere più reati di esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa dal gennaio 2007 al settembre 2010.
In particolare, riferiscono i finanzieri, le indagini, attraverso lo studio di decine di atti giudiziari e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia poi riscontrate, hanno permesso di far emergere una contiguità di Splendore con esponenti di spicco del mandamento mafioso di Brancaccio, quale Pietro Tagliavia, e hanno descritto l’aiuto che sarebbe stato fornito all’imprenditore nell’esercizio delle sue attività. Secondo i finanzieri, gli accertamenti avrebbero evidenziato così contiguità tra Splendore e diversi soggetti avvicendatisi nel tempo ai vertici delle cosche mafiose di Brancaccio, Corso dei Mille e Villabate, zone geografiche dove l’imprenditore ha concentrato i suoi interessi. Tra questi il Bar Splendore, florida attività commerciale nel cuore di un quartiere, quello di Settecannoli, controllato dalla cosca mafiosa di Corso dei Mille. Secondo quanto appurato dai militari «è stato Tagliavia, che era proprietario di un tabacchi dove ora sorge il bar, a cedere l’attività a Splendore e da lì è cominciata un’escalation imprenditoriale». Le indagini si sono concentrate anche sugli interessi economici e sul patrimonio immobiliare dell’imprenditore, rilevando rilevanti investimenti a dispetto di una capacità reddituale ritenuta non adeguata.
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