Quando gli uomini della Dia, due giorni fa, si sono presentati nel punto espositivo di Arredamenti Di Mauro, in via delle Terme, ad Acireale, parte del personale si trovava fuori per consegnare e montare mobili. Una visita che ha destato agitazione, ma che non può definirsi propriamente a sorpresa. La possibilità, infatti, che dalla Direzione investigativa antimafia proponesse il sequestro dei beni a Orazio Salvatore Di Mauro era nell’aria da tempo.
L’uomo, 53 anni, è stato condannato per associazione mafiosa a 12 anni e mezzo nel processo Vicerè. Di Mauro fu arrestato, a febbraio 2012, nella maxi-operazione contro il clan Laudani. L’inchiesta decapitò il gruppo criminale attivo soprattutto nell’Acese. A parlare di Di Mauro, conosciuto negli ambienti criminale come Turi u biondu, è stato il pentito Giuseppe Laudani, nipote del patriarca Sebastiano Laudani. Di Mauro, che è sposato con Giovanna Scuderi, anche lei nipote del capo storico dei Mussi ‘i ficurinia, è cugino acquisito del collaboratore di giustizia.
Laudani ai magistrati ha indicato il negozio di Di Mauro come punto di incontro per gli uomini del clan, nel periodo in cui il punto vendita era nella frazione di Aci Platani. «Molti avvenimenti, molti incontri, molte cose che succedevano nel periodo che io ero ad Acireale succedevano tutti là da mio cugino Salvatore – si legge nei verbali -. Era lui molto spesso che mi fissava appuntamenti o incontri e via dicendo, ci incontravamo sempre là in questo deposito che era un posto tranquillo, perché aveva due entrate da due strade diverse, perciò era facile sia entrare che uscire». Secondo i magistrati, la parentele acquisita avrebbe consentito a Di Mauro di non essere subordinato ai referenti locali del gruppo acese dei Laudani. Il 53enne, per il clan, si sarebbe occupato anche di estorsioni e usura.
I guai giudiziari di Di Mauro, che fino al 2016 era incensurato, non si fermano qui. L’uomo, infatti, l’anno dopo è stato coinvolto anche nell’inchiesta Security sugli interessi dei Laudani a infiltrarsi nella gestione della sicurezza e della logistica nella grande distribuzione, compresi alcuni punti vendita di Lidl (rimasta estranea all’inchiesta). Per questi fatti, Di Mauro è stato condannato, a novembre dell’anno scorso, a una pena di otto anni e mezzo nel processo che si è svolto al tribunale di Milano, ma è a giudizio anche nel filone catanese. L’imprenditore acese fu arrestato dopo essere atterrato all’aeroporto Fontanarossa di Catania. Secondo gli inquirenti, Di Mauro si era recato a Milano per ricucire i rapporti con i siciliani vicini al clan.
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