Nuova confisca di beni a Vito Nicastri, il cosiddetto re dell’eolico, sospettato di aver fondato un vero e proprio impero economico grazie a stretti legami con Cosa nostra e ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro. La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha sequestrato un’altra fetta importante del patrimonio dell’imprenditore trapanese per un ammontare di tre milioni e 500mila euro. Una cifra quasi irrisoria, se paragonata alla confisca, lo scorso aprile, di un miliardo e trecento milioni di euro; un’operazione definita allora dalla Dia come unica in tutta Italia per l’elevato importo bloccato ad una sola persona.
Il nome di Nicastri non è nuovo alla cronaca giudiziaria. Già nel 2010 un’altra parte del patrimonio – un milione e 500mila euro – era stata sequestrata. Più recentemente, nel 2012, il suo ruolo di collegamento con la criminalità organizzata è emerso anche nell’ambito del processo Iblis, il procedimento che indaga sui presunti rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Secondo Francesco Paolo Giuffrida, ex consulente della Procura di Palermo, «molti imprenditori hanno investito sull’eolico per ottenere i vantaggi derivanti dalle agevolazioni finanziarie statali e regionali nella fase della realizzazione degli impianti e in seguito anche nella produzione dellenergia». Successivamente, anche il colonnello Gaetano Scillia, dal 2004 al 2010 alla direzione della Dia di Messina, ha riportato i legami tra Vito Nicastri e le cosche dello Stretto.
[Foto di ricreis]
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