Una «credibile radiografia di una mafia nigeriana radicata e infiltrata nel tessuto economico e criminale cittadino». Questo il quadro complessivo che restituiscono i fermi di questa mattina di alcuni cittadini extracomunitari nigeriani, decisi dalla procura distrettuale antimafia. Disconnection zone, questo il nome dell’operazione messa a segno, si pone quindi come il naturale proseguimento delle precedenti Black Axe e No fly zone. L’operazione non è detto che si concluda con i provvedimenti eseguiti oggi perché gli investigatori sarebbero sulle tracce di altre persone.
«Oggi abbiamo fermato complessivamente otto persone – spiega il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti – e arrestato un altro nigeriano che stava cercando di disfarsi di sostanze stupefacenti durante il nostro controllo». Questa operazione, come detto, si colloca in una serie di attività investigative su cellule di cult nigeriani nel nostro territorio «che operano in maniera tale che può essere configurato a loro carico il reato previsto dall’articolo 416bis», precisa Ruperti. Il reato contestato ai fermati è quindi quello di associazione a delinquere di stampo mafioso, con la commissione di delitti contro la persona, soprattutto in occasione di scontri con i cult rivali per il controllo del territorio e la supremazia all’interno della comunità nigeriana. Dopo le operazioni nei confronti dei Black Axe e degli Eiye, oggi è stata colpita una cellula di un’organizzazione che opera a livello nazionale e transnazionale che è quella dei Viking. A Palermo aveva la sua base operativa a Ballarò. Gli investigatori riferiscono che si tratta di una cosca criminale caratterizzata da una forte struttura gerarchicamente organizzata e da una forte capacità intimidatoria.
Le indagini hanno accertato, inoltre, la presenza di numerose case di prostituzione nel centro storico di Palermo, cosiddette connection house, e registrato numerosi episodi di spaccio di stupefacenti. «Nell’ambito della nostra operazione a Ballarò – conferma il capo della mobile – sono state arrestate anche altre persone, prevalentemente nigeriani, dedite alla prostituzione e allo spaccio di stupefacenti. Tra i fermati ci sono anche delle donne che svolgevano il compito di maman: riteniamo così di avere inferto un duro colpo a questo fenomeno». Un segnale positivo che arriva comunque dalla comunità nigeriana a Palermo c’è. «Siamo riusciti ad avere collaboratori di giustizia nigeriani e alcune ragazze si sono avvicinate a noi – conclude Ruperti – questo ci incoraggia nel lavoro che si dovrà fare ancora in futuro».
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