Cronaca

Mafia, arrestate 17 persone ritenute vicine a Matteo Messina Denaro

Sarebbero vicine al defunto boss Matteo Messina Denaro. Diciassette persone sono state arrestate dalla guardia di finanza, mentre per una c’è l’obbligo di dimora nel Comune di residenza: sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale. Dopo l’arresto sette persone sono state portate in carcere, dieci sono state messe ai domiciliari. Sono in corso anche delle perquisizioni. Le indagini hanno permesso di far luce sui presunti affari di una famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, che sarebbe fedelissima del boss Matteo Messina Denaro; affari che riguarderebbero il settore dei supermercati, del catering e della gestione dei pescherecci per la pesca del gamberone rosso.

Le indagini hanno ricostruito le dinamiche mafiose che avrebbero portato all’ascesa di Domenico Centonze, che formalmente è un allevatore di ovini. Secondo le forze dell’ordine, agendo come braccio operativo del capo mandamento Dario Messina – attualmente detenuto – Centonze sarebbe diventato nel tempo il punto di riferimento delle più svariate attività criminali. L’uomo avrebbe controllato la riscossione di crediti insoluti, avrebbe risolto controversie, avrebbe organizzato traffici di stupefacenti tra Palermo e i territori del mandamento. La mafia, inoltre, avrebbe gestito le aree di pascolo e le aste fallimentari. Le indagini avrebbero documentato anche diversi episodi di violenza legati al mancato rispetto di accordi presi per la spartizione di alcuni immobili.

Nell’indagine della Dda di Palermo c’è anche un grosso imprenditore attivo nel settore della distribuzione alimentare. Chi indaga avrebbe ricostruito le dinamiche criminali che avrebbero favorito lo sviluppo, in provincia di Trapani, di una capillare rete di supermercati riconducibile all’imprenditore Luigi Prenci (54 anni), che è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Forte di un presunto rapporto diretto con il vertice storico del mandamento mafioso di Mazara del Vallo sin dalla metà degli anni 2000, Prenci avrebbe potuto espandere la propria sfera di affari in diversi settori, acquisendo la proprietà e la gestione di numerose società. In cambio del sostegno che gli sarebbe stato garantito dall’associazione mafiosa, l’imprenditore avrebbe assicurato a Cosa nostra l’assunzione di affiliati e di loro parenti, aiuti finanziari per l’avvio di nuove attività economiche e l’acquisto di beni messi all’asta e riconducibili a prestanomi, in modo da farli tornare nella disponibilità dei boss.

Redazione

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