Mafia, manette al killer di Ciuccino A lui dedicato uno striscione alla Pescheria

Alfio Sanfilippo, 47 anni, già in carcere nell’ambito dell’operazione Revenge III nel dicembre del 2011, è ritenuto, insieme a Sebastiano Lo Giudice, di 36 anni, uno dei responsabili dell’omicidio di Salvatore Tucci avvenuto a Catania il 6 marzo del 2010. Un ordine di esecuzione gli è stato notificato questa mattina. Non solo per l’omicidio. Gli vengono contestate anche la detenzione e il porto di arma comune da sparo, e l’aggravante di avere agito per agevolare il clan Cappello-Bonaccorsi. Una questione di conti mafiosi, dunque starebbe alla base di questa vicenda, per cui Tucci sarebbe stato attirato in un’imboscata.

Con la scusa di restituire un’autovettura rubata, infatti, Sanfilippo lo avrebbe convinto a incontrarlo sul luogo del delitto dove fu assassinato da Lo Giudice e da un’altra persona, divenuta poi collaboratore di giustizia. Alfio Sanfilippo non solo avrebbe offerto un supporto logistico al commando, consentendo a Lo Giudice, all’epoca latitante, di nascondersi in una stalla nella sua disponibilità, ma avrebbe anche procurato il ciclomotore utilizzato per l’omicidio e l’arma. Lo Giudice e Alfio Sanfilippo furono arrestati nella stessa stalla due giorni più tardi insieme ad altre persone.

Salvatore Tucci, trafficante di droga vicino al clan Carateddi, era conosciuto con il nome di Ciuccino. Un nome divenuto famoso anche per chi non conosce i soprannomi, spesso fantasiosi, che gli appartenenti ai clan mafiosi sono soliti darsi. A poco più di un anno dalla sua morte, infatti, uno striscione aveva voluto ricordarlo tra le polemiche. «Ciuccino vivrai sempre insieme a noi», c’era scritto. È apparso in pescheria nel settembre del 2011 ed è tuttora lì. Antonio Spadaro, un nostro lettore, aveva sollevato il caso. «Siamo sempre di fronte alla prepotenza dell’illegalità?», si chiedeva il cittadino catanese. Ma ad appenderlo erano stati i parenti del ragazzo ucciso. «Era nostro nipote, un ragazzo cresciuto qui in pescheria fin da bambino, lo conoscevano tutti, ed è per questo che lo striscione resta», avevano ribattuto i parenti di Ciuccino.

Redazione

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