Mafia, Libera e Comune insieme per ricordare Fava: «La legalità è un percorso di fatica»

«La giornata della memoria di Libera è sempre stata un punto di riferimento per noi parenti di vittime di mafia, ognuno con la propria storia di cui non si parla mai. Il fatto che finalmente questo avvenga anche a Catania, la mia città, è bellissimo». Elena Fava non poteva mancare alla giornata della memoria che l’associazione di Don Ciotti dedica ogni anno alle vittime innocenti della criminalità organizzata. Un rituale della memoria che va avanti dal 1995. Anche nel capoluogo etneo da diversi anni Libera organizza eventi e cortei, ma è la prima volta in Sicilia che un’amministrazione comunale sposa l’iniziativa.

Una promessa che il sindaco Enzo Bianco aveva fatto in campagna elettorale. Impegno mantenuto. Sotto il palco del cortile Platamone, tappa finale del corteo partito alle 9 e mezza del mattino dalla villa Bellini, la figlia del giornalista Pippo Fava è circondata dai bambini delle scuole. Loro le chiedono una foto, lei distribuisce un paio di copie di un libro: Un anno, la raccolta di articoli del mensile I Siciliani, diretto da suo padre. «A questi ragazzi oggi arriva il messaggio che la lotta alla legalità non è fatta solo di parole, ma è un percorso che richiede fatica e tempi lunghi», sottolinea.

Insieme a lei, c’è un altro figlio rimasto orfano troppo presto. E’ Giuseppe Agosta. Aveva sette anni quando la mafia uccise all’angolo tra via Firenze e viale Vittorio Veneto il maresciallo dei carabinieri Alfredo Agosta, suo padre. Gli altri parenti delle vittime sono a Roma, dove domani verranno ricevuti da papa Francesco.

Centinaia di nomi, vittime della mattanza delle mafie, scandiscono le tappe del corteo, partecipato da quasi 5mila studenti. Prima piazza Università e il chiostro del rettorato dove il magnifico Giacomo Pignataro sigla un protocollo con Libera che apre a un’ampia collaborazione. «Iniziative, seminari, corsi di formazione, attività di ricerca, ad esempio attraverso tesi di laurea a cui affidare il recupero di storie dimenticate che sono ancora molte», spiega Giuseppe Strazzulla, referente dell’associazione di Don Ciotti. Poi in piazza Duomo, infine al cortile Platamone. «E’ un percorso che non finisce – conclude l’assessore all’Ecosistema Urbano Saro D’Agata – la prossima settimana il consiglio comunale discuterà il nuovo regolamento sui beni confiscati alla mafia, proposto da Libera e fatto proprio dalla giunta».

Salvo Catalano

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