Pezzi importanti dell’economica meneghina sarebbero stati in mano al clan di San Giovanni La Punta dei Laudani. Dalla sicurezza privata nei corridoi del tribunale di Milano ad alcuni appalti orbitanti nel settore della grande distruzione alimentare. È l’inquietante spaccato di un’inchiesta disposta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo e affidata dai magistrati Paolo Storari e Ilda Boccassini al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Varese e agli agenti della squadra mobile. Il blitz ha coinvolto 15 persone con perquisizioni che sono scattate tra Lombardia, Piemonte, Puglia e Sicilia. Nell’Isola hanno lavorato anche i magistrati etnei disponendo il provvedimento di fermo nei confronti di due persone, accusate di fare parte della cosca dei Mussi i ficurinnia.
Al centro delle indagini sono finite le società che si occupano dell’appalto della sicurezza all’interno del palazzo di giustizia di via Freguglia. Secondo le prime indiscrezioni, emerse in queste ore, i vertici delle aziende avrebbero favorito l clan etneo. Proprio per questo motivo la sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria. I provvedimenti riguardano anche quattro direzioni generali, su dieci, della società della grande distribuzione Lidl, alla quale appartengono circa 200 punti vendita in tutto il territorio italiano. Nell’elenco, come riportato dal Corriere della Sera, c’è anche quella siciliana di Misterbianco che si occupa di 33 filiali in Sicilia e di otto a Malta. Figurano poi quelle di Volpiano in Piemonte, Somaglia in Lombardia e Biandrate in provincia di Novara.
Per i magistrati, la carenza dei controlli su alcuni appalti da parte di Lidl, che non risulta indagata come società, avrebbe favorito gli interessi del clan mafioso di Cosa nostra catanese. La misura nei confronti della catena di supermercati nata in Germania durerà per sei mesi. I reati ipotizzati a carico delle persone coinvolte sono quelli di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari con l’aggravante di avrere favorito il clan dei Laudani, appropriazione indebita, ricettazione, riciclaggio, traffico di influenze e intestazione fittizia di beni.
Le commesse appaltate da Lidl avrebbero riguardato sia il Nord Italia che la Sicilia ma con modalità diverse. Nell’Isola ci sarebbero stati veri e propri versamenti di denaro direttamente agli esponenti della famiglia mafiosa di Cosa nostra che in cambio avrebbero garantito l’ottenimento di appalti nel settore della logistica, mentre il sistema scoperto tra Lombardia e Piemonte, stando alle accuse, prevedeva privatamente la consegna di bustarelle ad alcuni funzionari della filiale del colosso tedesco, con i vertici della stessa che però sarebbero stati sempre all’oscuro di tutto.
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