«Ci sarebbe bisogno di esportare a Roma il momento difficile che la magistratura siciliana sta vivendo». Il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Vittorio Teresi, affida questa istanza alla Carovana antimafia di passaggio a Mazzarino, piccolo centro in provincia di Caltanissetta. Compito dell’iniziativa itinerante è anche quello di raccogliere i problemi del territorio e per Teresi è fondamentale far conoscere lo stato di crisi vissuto dalla magistratura in Sicilia. «In questo momento siamo preoccupati per le pressioni criminali», confessa ai ragazzi delle scuole della piccola cittadina riuniti per il passaggio del convoglio. «Ho la sensazione che a Roma non ci sentano, non ci capiscano. Che ci sia un atteggiamento di contrasto, di chiusura», spiega. Il timore è quello di un ritorno al passato, alle stragi del 1992: «Oggi si riaffaccia quel clima».
La platea è quella formata dagli studenti delle scuole di Mazzarino, ma anche di Riesi. Piccoli centri, in passato isolati e facile preda dell’infiltrazione di Cosa nostra. Eppure i ragazzi sembrano essere estremamente ricettivi. Durante il corteo per le strade del centro reggono cartelloni con le frasi più famose di nomi per loro noti. Seduti in cerchio, sul basolato della piazza centrale, formano un collage con le fotografie dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ricalcano le forme delle loro mani scrivendo all’interno messaggi contro la mafia. Un po’ più distanti, nei pressi di un grande forno adibito sotto la sede del Comune, i migranti dell’associazione I girasoli distribuiscono le pizze della legalità. Il frutto del loro lavori nei campi, un impegno per contrastare in un solo colpo la criminalità che sottrae terra e il caporalato che sfrutta il sudore delle fronti.
Dopo Mazzarino è d’obbligo il passaggio della Carovana a Niscemi, dove nel presidio in contrada Ulmo ai volontari viene offerta una cena sotto le stelle e le antenne della base militare statunitense. Poco prima, a esortare i cittadini a continuare la lotta contro il sistema satellitare in costruzione nella riserva della Sughereta è la partigiana ed ex senatrice Lidia Menapace. «È essenziale che la lotta al Muos passi lo Stretto», afferma rivolgendosi alle mamme e ai membri del comitato formato da persone di ogni età. «Nessuno dica più No Tav senza dire No Muos», scandisce Menapace. E definisce il progetto statunitense precedentemente approvato dalle autorità italiane e adesso sospeso dalla Regione Sicilia un’offesa alla ragione citando la celebre frase di Francisco Goya «Il sonno della ragione genera mostri».
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