«Il 29 agosto del 1991. Qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato». Un manifesto bianco scritto a mano affisso sul luogo dell’eccidio in via Alfieri, sul marciapiedi la vernice rossa spruzzata a simboleggiare il sangue. A 24 anni dalla sua uccisione. Palermo ricorda Libero Grassi, l’imprenditore ammazzato da Cosa nostra per aver detto no al pizzo. Per la sua ribellione urlata in una città sonnecchiante, abituata a convivere con la prepotenza mafiosa.
Alle 7.30, come ogni anno, la cerimonia sul luogo della strage. Alle 9.30, invece, l’appuntamento è presso il panificio Puccio, in piazza Don Bosco 12, per una colazione di consumo critico e di solidarietà in ricordo dell’imprenditore. Alle 21.30, infine, allo Steri, sede del rettorato, ci sarà la proiezione del film documentario “Libero nel nome” di Pietro Durante. Tutte le iniziative sono promosse da AddioPizzo.
«Centrocinquantacinque anni fa i Mille guidati da Garibaldi sbarcarono in Sicilia per liberare l’Isola dai Borbone e per dare la spinta decisiva alla nascita dell’Unità d’Italia – spiegano dal comitato antiracket -. A oltre un secolo e mezzo di distanza, altri mille sono impegnati nella lotta di liberazione della Sicilia dal sistema di potere mafioso». Dopo oltre 11 anni dalla sua nascita, infatti, la rete può contare su mille operatori economici che hanno scelto di aderire e dire no al racket.
«In questi anni la rete di consumo critico antiracket “Pago chi non paga” ha contribuito a spezzare il tabù dell’omertà – aggiungono da Addiopizzo -, consentendo a commercianti e imprenditori di non pagare il pizzo alla mafia senza che tale scelta possa mettere a repentaglio la vita e la propria attività economica. Oggi addirittura sono gli stessi estorsori a dire di tenersi alla larga dai negozi di Addiopizzo. Non tutto è stato semplice però, né gli obiettivi sono tutti raggiunti. La strada è ancora lunga e impervia e gli ostacoli imprevedibili».
In questi anni «è cambiato tanto», ma non è più la stagione post stragi «quando fiumane di persone si riversarono per strada a esprimere tutta la loro indignazione», né «il tempo delle grandi prese di posizione, dei proclami e della “solidarietà del giorno dopo”». Per Addiopizzo ciò di cui oggi «c’è davvero bisogno e su cui si fa la differenza è il lavoro serio e concreto di ogni giorno. Un impegno quotidiano fuori da rappresentazioni eroiche per non allontanare la gente da una battaglia che, per essere vinta, ha bisogno proprio di cittadini comuni e di normalità».
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