Mafia, gli interessi di Cosa nostra fuori dall’Italia Dall’oro africano alla droga che arriva in Spagna

Tedesco, spagnolo, olandese, ma anche – chiaramente – americano e magari anche qualche parola di afrikaans. Sono tante le lingue parlate da Cosa nostra. Tante come i paesi in cui la mafia siciliana continua a fare affari, con una radicalizzazione nel territorio che varia da caso a caso. Storie e infiltrazioni diverse sulle quali si è soffermata la Direzione investigativa antimafia, nell’ultima relazione semestrale.

Il documento, che fa riferimento al periodo che va da gennaio a giugno dello scorso anno, fa una panoramica della presenza dei clan all’estero, aggiornando gli scenari ritratti negli ultimi anni. Che vedono Cosa nostra interessata perlopiù a inserirsi nei settori più redditizi dell’economia, sfruttando la modernizzazione dei circuiti finanziari e le nuove tecnologie applicate all’economia. Anche se rimangono forti i tradizionali campi d’azione della criminalità organizzata, su tutti il traffico internazionale di stupefacenti e la gestione di giochi e scommesse.

Tra i paesi europei in cui la mafia è attiva c’è sicuramente la Germania, specialmente nei lander meridionali e occidentali, come Renania Settentrionale-Westfalia, Baviera e Baden-Württemberg. Qui a essere più presenti sono esponenti delle cosche originarie dell’Agrigentino, disponibili a offrire all’occorrenza rifugio ai latitanti. Registrata, poi, di persone legati alla Stidda. Con la droga a fungere da principale business. 

Discorso simile va fatto per la Spagna, che per le famiglie mafiose siciliane si conferma essere viatico fondamentale per il traffico di stupefacenti, specialmente cocaina, con il Sudamerica. Proprio per questo, la Dia sottolinea come «gli emissari dei clan siciliani abbiano progressivamente radicato la loro presenza», anche con l’obiettivo di favorire il riciclaggio di denaro. Sempre legata al’approviggionamento della droga sono legati i rapporti con l’Olanda. Del paese dei tuilipani si è parlato un anno fa nelle carte dell’operazione Vicerè, che ha portato all’arresto di 109 persone presunte affiliate al clan Laudani, attivo nel Catanese. In questo caso, i membri della cosca andavano in Olanda «specie nel periodo estivo in cui c’erano voli diretti» dal capoluogo etneo.

Rimanendo in Europa, ma spostandoci più a sud, la mafia ha mostrato le proprie infiltrazioni anche a Malta. Nell’isola, si è registrato un traffico di armi che ha visto coinvolto un esponente dei Ceusi, clan collegato alla famiglia di Cosa nostra etnea Santapaola-Ercolano. Le armi erano state acquistate sfruttando internet ed erano state inviate a Malta, dopo averle modificate. Sempre dall’isola, a inizio 2016 è stato estradato Sebastiano Brunno, il reggente del clan Nardo – attivo nel Siracusano ma con rapporti forti con i Santapaola-Ercolano – arrestato due anni prima, dopo un lustro di latitanza.

Guardando al contesto extraeuropeo, non si può prescindere dal fare riferimento agli Stati Uniti. Dove la presenza di Cosa nostra ha radici lontane nel tempo. In tal senso, le città a più alta concentrazione mafiosa, secondo la Dia, sono Philadelphia, Detroit, Chicago, New Jersey, New England e New York. Proprio in quest’ultima città, la criminalità organizzata di origine siciliana ha il «proprio centro di interessi» nel campo del riciclaggio, dell’usura, delle estorsioni, ma anche della droga e del gioco d’azzardo. La Dia, ricordando le infiltrazioni che a partire da metà Novecento la mafia riuscì ad attuare nei sindacati, sottolinea come anche di recenti siano stati registrati movimenti simili nelle organizzazioni che si occupano dei settori edile, sanitario e dello smaltimento dei rifiuti. Tuttavia, secondo gli investigatori, la forza di Cosa nostra negli States ultimamente sarebbe stata indebolita dai gruppi criminali provenienti dall’Europa dell’Est.

In Canada, gli affari mafiosi sono legati specialmente alla famiglia Rizzuto, originaria di Cattolica Eraclea, in provincia di Agrigento. Attiva soprattutto a Montreal e Toronto, il suo business principale rimane il riciclaggio di capitali illeciti, con preferenze nei settori della ristorazione e dell’edilizia. Il clan, che è interessato anche al traffico di droga grazie ad accordi sottoscritti con altri gruppi criminali e con la banda di motociclisti Hells Angels. Anche in questo caso, però, le lotte intestine alla famiglia, con regolamenti di conti che hanno visto morire alcuni tra i vecchi referenti, hanno destabilizzato la solidità del clan. Pressato a sua volta dai gruppi legati alla ‘ndrangheta.

La relazione si chiude con un riferimento al Sudafrica, dove è stata segnalata la presenza di esponenti legati a Cosa nostra. Il motivo di questo spostamento nel profondo Sud è presto detto: la nazione è quella con l’economia più importante dell’intero continente, a partire dalla produzione di oro e diamanti. Entrambi settori che attirano gli appetiti della criminalità organizzata, interessata a riciclare i proventi delle attività illecite.

Simone Olivelli

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