Sarebbero il 44enne francofontese Michele D’Avola e il 47enne lentinese Fabrizio Iachininoto ad avere ucciso, quindici anni fa, Santo Massimo Gallo. A essere convinta di ciò è la Direzione distrettuale antimafia di Catania che ha dato mandato al comando provinciale dei carabinieri di Siracusa di eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito delle indagini per una storia legata alla guerra di mafia che, a inizio Duemila, contrappose i Nardo, attivi a Lentini, ai Campailla, clan operante a Scordia, nel Catanese.
Nella ricostruzione degli inquirenti, il delitto Gallo – la cui scomparsa fu denunciata dal padre il 23 marzo 2002 – va interpretato come una delle tante azioni violente che in quel periodo i Nardo misero in atto per affermare il controllo del territorio. La vittima era fratello di Vincenzo Gallo, latitante ritenuto uno dei componenti del commando che l’estate precedente aveva fatto fuori l’affiliato dei Nardo Antonino Mallia. Il pomeriggio del 22 marzo, Gallo era uscito di casa a piedi per poi non fare più rientro a casa. L’uomo venne sequestrato, torturato e infine ucciso, con i Nardo che avrebbero preteso le informazioni sul luogo dove il fratello si nascondeva.
Dalle indagini emerse inoltre che il giorno precedente al sequestro, diversi esponenti dei Nardo vicini ad Alfio Sambasile si erano mossi in maniera sospetta. Successivamente, alcuni collaboratori di giustizia hanno confermato che si trattava della fase preparatorio del delitto. Il cadavere di Gallo non è mai stato rinvenuto. La custodia cautelare ha raggiunto D’Avola mentre si trova già in carcere a L’Aquila, in regime di 41bis, mentre Iachininoto era in stato di libertà.
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