Mafia, confiscati beni per circa 300mila euro Colpito narcotrafficante vicino a Cosa nostra

La polizia di Stato ha dato esecuzione ad un decreto di confisca, emesso dal tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di Alessandro Bronte, classe 1985. Passano definitivamente allo Stato due beni immobili, vale a dire l’intera proprietà di un appartamento in via Trappetazzo, nonché una quota di un altro appartamento in via Paolo Emiliano Giudici. E anche un’autovettura, per un valore complessivo di circa 300mila euro, beni già sottoposti a sequestro il 10 maggio 2017 su proposta del questore di Palermo.

Alessandro Bronte, già sorvegliato speciale, si è caratterizzato fin dalla giovanissima età quale soggetto pericoloso, secondo quanto emerso dalle indagini, e abitualmente dedito a traffici delittuosi, in particolare in materia di stupefacenti, nonché per aver partecipato a sodalizi mafiosi. Nel dicembre del 2015 è stato arrestato per i reati di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti nell’ambito dell’operazione Panta Rei, in quanto ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa Porta Nuova, per conto della quale gestiva la rete di vendita, il procacciamento della clientela e la diretta importazione di sostanze stupefacenti dalla Campania; per tali fatti, nel settembre del 2017 il tribunale di Palermo lo ha condannato a 12 di reclusione.

Nel febbraio 2017, Bronte è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti in seguito all’operazione Back Again. In particolare, dalle indagini era emerso come Bronte, nonostante fosse sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, avesse rivestito un ruolo di primissimo piano nella gestione di un ingente traffico di sostanze stupefacenti, il cui approvvigionamento avveniva, attraverso il canale campano per quanto attiene alla cocaina e all’hashish ed attraverso quello albanese per la marijuana.

I successivi accertamenti patrimoniali hanno permesso di individuare come Bronte e i suoi familiari non disponessero di entrate lecite e idonee a garantire l’ordinario sostentamento familiare. L’assenza pressoché assoluta di mezzi economici rendeva pertanto privo di giustificazione l’acquisto di numerosi beni, formalmente intestati a congiunti, ma di fatto riconducibili a Bronte quale evidente frutto delle sue attività illecite e, pertanto, colpiti oggi dal provvedimento di confisca.

Sulla base della commissione di fatti così gravi, commessi successivamente all’imposizione a suo carico della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per due anni, con l’odierno provvedimento la sezione Misure di prevenzione ha disposto, inoltre, l’aggravamento della misura aumentandola di ulteriori tre anni, raggiungendo, pertanto, la durata complessiva di cinque anni.

Redazione

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