Mafia, confiscati beni al costruttore Alamia Per i magistrati era vicino a Vito Ciancimino

La guardia di finanza, col coordinamento della procura di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale, ha notificato la confisca dei beni al costruttore e immobiliarista Francesco Paolo Alamia, 84 anni, originario di Villabate.

Passano allo Stato numerosi immobili e terreni, imprese, rapporti finanziari (con disponibilità di circa 900 mila euro) e autovetture, «per un valore di oltre 15 milioni di euro». L’indagine è stata condotta dai finanzieri del Gico, che nell’arco di tre anni hanno sottoposto al setaccio atti giudiziari e informazioni patrimoniali che riguardano Alamia per un arco temporale di oltre 50 anni.

Secondo gli inquirenti il costruttore agiva per conto della mafia ed era vicino all’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. I beni di Alamia e dei suoi familiari erano stati sequestrati nel 2016. Gli investigatori hanno sentito decine di collaboratori di giustizia, tra i quali Gioacchino Pennino, e hanno analizzato gli atti del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia e di quello sulla speculazione edilizia di Peschiera Borromeo (MI).

Pur non essendo mai stato condannato per reati di associazione mafiosa, Alamia è considerato dagli inquirenti, oltre che socio di Ciancimino negli anni ’70 e ’80, imprenditore di riferimento dei boss Riina e Provenzano e socio dell’ex senatore di Fi Marcello Dell’Utri. Considerato vicino anche ad uno dei più spietati killer di Ciaculli, Pino Greco, è stato l’azionista di controllo e il rappresentante legale della INIM – Internazionale Immobiliare S.p.A., costituita a Palermo nel 1976 e poi trasferita a Milano, allora considerata potenzialmente il terzo gruppo italiano in campo immobiliare.

La società si occupò dell’acquisto di grandi aziende fallite (e dei relativi terreni, resi edificabili) in Lombardia, Piemonte e Lazio, allo scopo di fare grandi operazioni di speculazione immobiliare. Nell’operazione Dell’Utri sarebbe stato il mediatore tra l’imprenditoria milanese e la mafia. Coimputato di Alamia era Alberto Rapisarda che, per evitare l’arresto, si nascose in Venezuela dal clan Caruana-Cuntrera. Recentemente Alamia è stato indagato per la scomparsa degli imprenditori palermitani Antonio e Stefano Maiorana, spariti ad agosto del 2007.

Redazione

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