«Una notevole sproporzione economica tra i redditi leciti dichiarati e gli investimenti patrimoniali effettuati, a conferma dell’evidente impiego di risorse finanziarie di illecita provenienza». È sulla base proprio di questa evidenza emersa dalle indagini, condotte dalle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che gli inquirenti hanno predisposto la confisca dei beni di Antonino Vernengo, imprenditori palermitano di 61 anni. Un patrimonio dal valore complessivo di 1.150mila euro. Le indagini erano partite già nel 2015.
Il 20 settembre 2016 il tribunale aveva già disposto il sequestro dei beni: un appartamento in via Macrì, il compendio aziendale della Parking Bersagliere, una quota sociale di un distributore di viale dell’Olimpo, e diversi saldi attivi di conti correnti bancari. Vernengo è ritenuto vicino ad alcuni elementi di spicco delle famiglie mafiose di Cruillas e della Noce, come già emerso nel corso del procedimento con il quale, nel 2014, era stato sottoposto alla sorveglianza speciale per due anni, con la contestuale confisca di un’attivita economica, di beni immobili, mobili e rapporti bancari.
Il procedimento penale a carico di Vernengo, seppur conclusosi con l’assoluzione dal reato di intestazione fittizia di beni aggravato dal metodo mafioso, «non ha, comunque, precluso l’avvio nei suoi confronti di un procedimento per l’applicazione di misure di prevenzione, in quanto soggetto ritenuto socialmente pericoloso».
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