Confermata in appello la condanna all’ergastolo per Domenico Scimonelli, imprenditore considerato uno degli uomini di spicco di Cosa Nostra Trapanese e vicinissimo al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Per i giudici della Corte d’Assise di Palermo fu proprio lui ad ordinare l’omicidio di un pastore di Partanna, Salvatore Lombardo, di 47 anni. Lombardo venne ucciso con due fucilate, a Partanna, davanti al bar Smart Cafè, il 21 maggio 2009. Le indagini hanno accertato che è stato punito per il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar, di cui Scimonelli sarebbe stato il gestore di fatto per conto di Cosa Nostra trapanese.
Coinvolto nell’operazione Ermes del 3 agosto 2015, lo scorso mese di aprile è stato condannato a 14 anni di carcere per associazione mafiosa nel processo che è scaturito. Imprenditore parecchio conosciuto nel Belice, Scimonelli ha anche ricevuto un premio al Vinitaly di qualche anno fa e ha contribuito alla creazione di un consorzio vitivinicolo. Non solo impresa, ma anche politica: ha fatto parte del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri.
Per gli inquirenti è una delle persone più vicine al boss di Castelvetrano e suo braccio finanziario. L’uomo bancomat di Messina Denaro che andava in giro per l’Italia, tra Roma e Milano, ma anche in Svizzera, a Lugano, dove avrebbe reinvestito i soldi del superlatitante.
Ad accusare il boss partanesse sono stati Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi, collaboratori di giustizia ed esecutori materiali dell’omicidio di Lombardo. Il giorno del delitto, ha raccontato Fogazza agli investigatori, i tre erano rientrati da poco da una trasferta di lavoro. «Siamo andati il giorno prima a Roma con il signor Scimonelli per aiutarci a consegnare l’olio alla Carrefour…. e poi ce ne siamo scesi», si legge nei verbali del pentito. Scimonelli era lì, dentro un furgone parcheggiato a una manciata di metri dal luogo del delitto a cui avrebbe assistito dallo specchietto retrovisore: «Dalla caserma arriva funciazza, si ferma. Nicola scinniu e gli spara … u tempo ca chistu scappa verso il bar, Nicola ci tira un altro colpo e u pigghia… Nicolosi è salito sopra la macchina». Poi la fuga.
L’omicidio Lombardo era destinato a diventare un caso irrisolto. La svolta per gli inquirenti arrivò nel 2015 grazie ad un’intercettazione telefonica nell’ambito delle indagini condotte dalla Dda di Palermo per la cattura di Matteo Messina Denaro che ha consentito agli inquirenti di imboccare la strada giusta per la soluzione.
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