La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio per il presidente della Regione Raffaele Lombardo il fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. La misura è scaturita dall’imputazione coatta firmata giovedì scorso dal gip Luigi Barone. In un primo momento, infatti, l’accusa aveva chiesto l’archiviazione per i due politici. Ma il giudice – dopo una serie di udienze a porte chiuse – ha imposto una direzione opposta al procedimento, obbligando di fatto la procura a procedere.
La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata ieri, ma ancora non si conosce il giudice che si occuperà del caso – che non potrà essere lo stesso Barone – né tanto meno l’inizio delle nuove udienze. Una settimana fa, Raffaele Lombardo e il suo avvocato, Guido Ziccone, avevano espresso la speranza di un percorso rapido. Ma i tempi di attesa non si prospettano brevi: il procedimento per il reato di concorso esterno deriva dalla maxi operazione Iblis del 2010 e arriverà sulla scrivania di un giudice estraneo finora al processo.
In dieci anni Cosa nostra non avrebbe potuto sostenere il Movimento per l’Autonomia e i suoi rappresentanti principali – Raffaele e Angelo Lombardo, appunto – in diverse campagne elettorali senza chiedere in cambio alcun favore. Questa la motivazione principale che ha spinto Luigi Barone a chiedere l’imputazione coatta, e dovrà essere questa la linea che l’accusa dovrà seguire. «Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte – si legge infatti nelle motivazioni depositate dal Gip – offrono a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, ex se (da sé), l’archiviazione del procedimento». «Secondo il gip – ribatte Raffaele Lombardo – non potevo non favorire Cosa nostra in cambio del loro sostegno. Ma siccome non ho mai favorito nessuno e non c’è nemmeno il sospetto di un favore, ergo non mi hanno mai sostenuto».
Proprio oggi il governatore regionale ha affidato alle pagine del quotidiano La Sicilia la sua difesa a ridosso dell’udienza del processo per l’accusa di voto di scambio durante la quale ha testimoniato il pentito Eugenio Sturiale. «A questa gentaglia – afferma riferendosi anche a Maurizio Di Gati – non ho dato confidenza, nè direttamente nè indirettamente, e mi fa schifo perfino che debbano pronunciare il mio nome». Una denuncia per calunnia o per falso verrà presentata molto probabilmente nei confronti dei due collaboratori di giustizia. Riguardo alla possibilità di una sua comparizione in aula, si mostra deciso: «Mi rendo conto che dovrò intervenire. Così li ridicolizzerò di persona e potrò chiedere loro di smetterla di dire sciocchezze». Sciocchezze che riguardano – secondo Lombardo – anche il presunto pestaggio subito dal fratello Angelo: «è stato ricoverato tre volte nell’arco di 2-3 anni per gravi crisi ipertensive – chiarisce – Non è tollerabile sentire dichiarazioni contro la verità dei fatti».
[Foto di Forum PA]
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