Mafia, Catania divisa 20 anni dopo le stragi CittàInsieme: «L’Anm esclude i cittadini»

«Noi non accampiamo nessun diritto ma, come cittadini, avremmo preferito non essere messi davanti al fatto compiuto». E’ amareggiato padre Salvatore Resca, fondatore dell’associazione catanese CittàInsieme. Ogni anno, dal primo dopo le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il gruppo ne organizza un ricordo il 23 maggio, sulle scale del palazzo di giustizia etneo. Quest’anno, però – in cui ricorre il ventennale delle stragi del ’92 – è previsto un altro evento, voluto dall’associazione nazionale magistrati. Stesso posto, stesso giorno. «Ne hanno tutto il diritto, ci mancherebbe – continua il sacerdote – Ma, almeno per cortesia, avrebbero potuto farcelo sapere con maggiore delicatezza. Avrebbero potuto dire: “Quest’anno facciamo noi, riposatevi”». E invece, racconta, dopo mesi di preparativi, si è visto recapitare un invito a cose fatte. Un comportamento che riaccende vecchie polemiche mai sopite tra gli ambienti giudiziari catanesi e la cittadinanza attiva. «Polemiche che mi sembrano strumentali rispetto alla delicatezza del momento – risponde Pasquale Pacifico, segretario dell’Anm etnea, magistrato minacciato dalla mafia – Si tratta di una data significativa e nessuno può pensare di avere una qualche primogenitura o esclusiva sulla commemorazione». Tanto più che le iniziative, quest’anno, si molitplicano anche all’interno dello stesso palazzo.

Padre Resca comunque non ci sta. Ricorda come, in questi vent’anni, più di una volta l’Anm sia intervenuta alla manifestazione dei cittadini. L’ultima lo scorso anno, con la lettura dei nomi dei giudici assassinati dalle mafie. «Come ogni anno, circa tre o quattro mesi fa abbiamo inviato una lettera al presidente della Corte d’Appello per chiedere tutti i permessi», spiega. Poi, la scoperta dell’evento separato organizzato dall’Anm. Un ricordo molto diverso da quelli a cui i cittadini sono ormai abituati. Non sulle scale del palazzo, innanzitutto, ma al suo interno. Ai canti e alle letture organizzate da CittàInsieme si sostituiranno stand, proiezioni e un palco che ospiterà una band musicale composta da avvocati. «Avrebbero potuto invitarci a parlare mezz’ora, un po’ come il gruppo degli avvocati», scherza padre Resca. «Ci sembrava importante aprire il palazzo alla città – risponde Pacifico – Con iniziative poco paludate». E coinvolgendo diverse realtà locali, sottolinea. «Ci sarà l’associazione Fiumara d’Arte, che ci ha anche aiutato a organizzare parte dell’evento – aggiunge – e, tra gli altri, interverranno anche i ragazzi di Addio Pizzo». E CittàInsieme? «L’associazione è stata invitata come gli altri. Alcuni hanno aderito, altri no», taglia corto.

Da CittàInsieme fanno sapere che comunque parteciperanno. «Come cittadini, perché non sarebbe civile, nei tristi momenti che viviamo, incrinare quel fronte antimafioso che deve restare unito», si legge in una lettera diffusa dal gruppo. Il loro ricordo, «quasi privato», si svolgerà domenica 27 maggio, alle 20, nella piazzetta Oscar Romero, davanti alla chiesa Santi Pietro e Paolo dove l’associazione si riunisce. «Un ulteriore stimolo utile a non perdere il vizio della memoria», sottolineano. Che si aggiunge non solo all’iniziativa dell’Anm. «Nei giorni scorsi ho ricevuto una telefonata personale dal procuratore capo Giovanni Salvi – racconta padre Resca – Ci ha invitati alla commemorazione organizzata dalla procura il 17 maggio davanti al palazzo di giustizia». «Un incontro con le scuole», sottolinea Pacifico. E poi ci sono gli scout dell’Agesci, promotori di un’altra iniziativa ancora, a cui prenderà parte lo stesso segretario Anm. Cittadini, scuole, scout, procura e magistrati. Ognuno con il suo modo «che di certo – conclude Resca – non favorisce l’unità».

[Foto di CittàInsieme]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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