Mafia pizzeria, Cosa nostra pizzeria, Mafia pub, bar Cosa nostra, pizza Al Capone. Sono solo alcuni dei nomi dati a locali e piatti all’estero con lo scopo di identificarne la marca sicula. Per denunciare quella che ormai è diventata una vera e propria moda, su Facebook è nata la pagina Con la mafia non si mangia. «Uno strumento per raccogliere foto e racconti di viaggio sui tanti locali sparsi per il mondo dove alla Sicilia e ai suoi piatti viene associato il concetto di mafia e dei suoi capi storici, simbolici, latitanti o in prigione», spiegano gli ideatori Antonio Ferrante e Vassily Sortino.
L’idea è nata dopo lennesima denuncia da parte del deputato regionale del Pd Fabrizio Ferrandelli, che ha scoperto che in un ristorante di Copenhagen servono la pizza mafioso. Ma quello che Ferrante definisce «un fenomeno odioso e offensivo nei confronti della Sicilia e dei siciliani onesti» è presente in tutto il mondo: c’è il ristorante viennese Don Panino, la catena di Mafia restaurants family, le restaurant Cosa nostra nel sud della Francia, La mafia restaurant in Perù, solo per citarne alcuni.
«È ormai chiaro che non si tratta più di casi isolati. Unire tutte le esperienze e gli esempi negativi, servirà a mostrare la reale portata del fenomeno, sollecitando interventi più severi da parte delle istituzioni nazionali e internazionali», spiega Ferrante, che auspica «anche una querela collettiva». Contro «l’ennesima rappresentazione distorta della Sicilia», intanto, il deputato regionale Ferrandelli ha annunciato che presenterà un dossier in commissione regionale Antimafia di cui è vice presidente.
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