Un’indagine antimafia durata oltre tre anni. E maturata oggi con 20 arresti. Sono i dettagli del blitz di questa mattina all’alba condotto dalla polizia di Adrano, nel Catanese, in collaborazione con numerosi reparti e su delega della Direzione distrettuale antimafia etnea. Operazione che ha fatto finire in manette 21 soggetti accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa. Tra questi, anche i vertici – secondo gli inquirenti – del clan Scalisi di Adrano, legato alla famiglia Laudani di Catania.
Le indagini sono partite a luglio 2021, quando i poliziotti hanno iniziato a ricostruire l’assetto e i traffici del clan, studiandone la ricomposizione dopo le precedenti indagini e i conseguenti arresti. Come quelli avvenuti prima nell’operazione Illegal Duty del 2017, e poi in The King nel 2020 e Follow the money del 2021. In quest’ultimo caso, in particolare, a essere soggette a sequestro sono state anche alcune imprese in diverse città italiane. Le indagini hanno permesso di ricostruire anche il ruolo di Alfio Di Primo, storico componente e vertice del clan, il quale – dopo la scarcerazione nell’estate del 2022 – sarebbe tornato al suo posto alla guida del gruppo mafiose, riacquisendo la reggenza. Un ruolo in qualche modo naturale, anche per motivi di stretta parentela. Di Primo, infatti, è il cognato di Giuseppe Scarvaglieri, già condannato all’ergastolo e ritenuto l’indiscusso capo del clan Scalisi. Seppur detenuto al 41 bis dal 2018, secondo gli inquirenti, Scarvaglieri sarebbe per gli affiliati il «il principale principale», un rafforzativo utile a distinguerlo da Di Primo, e indicato solo come «il principale».
Subito dopo Di Primo, nella catena di comando ricostruita dall’indagine, ci sarebbe Antonino Garofalo, con funzioni di organizzazione e coordinamento degli altri affiliati. Tra cui spiccano, per presunte capacità criminali e ruoli ricoperti, Andrea Stissi e Dario Sangrigoli. Ed è seguendo le persone che si è arrivati anche a ricostruire i reati: come le numerose estorsioni mensili ai commercianti di Adrano. Compresi alcuni episodi di danneggiamento e intimidazione a chi provava a opporsi al pagamento del pizzo. Le casse dell’organizzazione, inoltre, sarebbe state riempite anche dai proventi di un esteso traffico di droga – cocaina e marijuana -, approfittando di un momento di debolezza del rivale clan Santangelo, alle prese con numerosi arresti. Business difesi e portati avanti con le armi in pugno, come sottolineano le risultanze investigative sul livello militare del clan. In un’occasione in particolare, veniva arrestato Sangrigoli perché trovato in possesso di un fucile a canne mozze, insieme a 76 gr di cocaina.
Di seguito l’elenco delle persone raggiunge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, alcune già detenute:
Alfio Di Primo (cl.1967);
Emanuel Bua (cl.1990);
Pietro Castro (cl.1997);
Vincenzo Castro (cl.2002);
Emanuele Centamore (cl.2001);
Francesco Pio Di Giovanni (d.2004);
Antonino Garofalo (cl.1968);
Alfio Lo Curlo (cl.1992);
Claudio Maccarrone (cl.2002);
Pietro Maccarrone (cl.2003);
Concetto Cristian Nicolosi (cl.2003);
Salvatore Palermo (cl.1987);
Vincenzo Restivo (cl.1999);
Dario Sangrigoli (cl.2000);
Giuseppe Santangelo (cl.2002);
Salvatore Scafidi (cl.1997);
Alfio Scalisi (cl.2002);
Andrea Stissi (cl.1997);
Marcello Stissi (cl.1973);
Massimiliano Vinciguerra (cl.1975).
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